Nebbiolo in purezza
di Gianni Paternò
Gattinara è un comune di 8.000 abitanti a 35 chilometri a nord di Vercelli. Vanta col suo nome una piccola Doc dal 1967, diventata Docg nel 1990, ottenuta col vitigno più importante del Piemonte, il Nebbiolo, quello del più famoso Barolo che qui dà un vino per niente meno pregiato, pur se molto meno conosciuto. Infatti dal tempo dei romani queste colline lo coltivano con successo e bontà. In questo territorio Arturo Travaglini dalla metà del secolo scorso, con dedizione e competenza, coltivava Nebbiolo sfruttando le caratteristiche di un suolo leggero, ricco di scheletro roccioso alpino fatto di granito, di porfido, di ferro, ma privo di calcare, con un clima collinare con forti escursioni termiche, tutti fattori che rendono il vino unico. Erano 12 ettari che passarono al figlio Giancarlo che ne continuò il lavoro ampliandolo. Oggi è la nipote Cinzia, assieme al marito Massimo Collauto, winemaker, a guidare un’azienda in espansione che comprende 52 ettari vitati a Nebbiolo e pochissime Vespolina ed Uva Rara.
(Massimo Collauto e Cinzia Travaglini)
Sette le referenze comprendenti tre Gattinara Docg di cui un cru ed una riserva nonchè uno spumante metodo classico: Nebolé sempre di Nebbiolo che riposa nei lieviti per 46 mesi, pluripremiato già al suo primo millesimo. Fin dall’inizio i Travaglini decisero che un vino unico dovesse contenerlo una bottiglia unica per cui adottarono una particolare ed elegante forma sinuosa che ne favorisse la decantazione ed un vetro satinato. Sono 250 mila le bottiglie vendute per il 60% all’estero. Gradite le visite in cantina.
Degustiamo la Riserva che per disciplinare deve invecchiare minimo 4 anni di cui 3 in legno. Siamo in vigne da 320 a 420 metri di altezza con una resa di 65 quintali per ettaro, vendemmiate nei primi di ottobre.
Vinificazione con lieviti autoctoni, prodotti in proprio, macerazione di 15 giorni in acciaio dove sta per una anno; gli altri 3 in botti grandi di rovere di Slavonia con un 10% che fa un breve passaggio in barrique. Dopo leggere chiarifica e filtrazione un ulteriore affinamento in vetro di almeno 8 mesi. Minimi i solfiti, per un totale massimo di 60 milligrammi per litro. La consulenza enologica è di Sergio Molino.
Nel calice il colore è rubino chiaro tendente al porpora e al cerasuolo. All’olfatto è subito potente, intenso, austero, armonico con consistente presenza di frutta anche fresca oltre che in confettura, prugne, frutti di bosco ed amarene su tutti, accompagnate da note terziarie fascinose di tabacco, liquirizia, pepe bianco, tanto balsamico. Un naso da eccellenza. Al palato colpiscono la fragranza e la freschezza: i sentori olfattivi si riavvertono intensi e piacevoli accompagnati da una nervosa acidità e dai tannini già soavi. Lunghissima e splendida espressione di un Nebbiolo particolare capace di sfidare il tempo.
Un grande vino da abbinare a piatti importanti, sontuosi, strutturati, ma che è bene gustare a solo per apprezzarne le qualità genuinamente. Vinificato nelle migliori annate, del 2010 se ne sono confezionate 36 mila bottiglie che allo scaffale trovate a 30 euro.
Rubrica a cura di Salvo Giusino
Travaglini Giancarlo
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