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Scenari

Cina, i giovani acquistano il vino principalmente su internet, poi Gdo ed enoteche

07 Settembre 2016
Il vino nell'epoca del post-Covid in Cina Il vino nell'epoca del post-Covid in Cina


 

Internet è il secondo canale di acquisto di vino per i millennials cinesi, dopo la Gdo (23%) e prima delle enoteche (8%). 

Il 13% dei giovani e ricchi consumatori del Paese del Dragone acquistano infatti il vino principalmente on-line: una quota altissima rispetto all’altro grande Paese buyer, gli Usa, dove la percentuale è del 3%. Il dato sale ancora per i millennials che comprano vino da consumare a casa: qui il web è luogo di acquisto per il 26% dei giovani cinesi, contro il 4% dei coetanei statunitensi. Lo svela – a pochi giorni dalla ‘giornata del vino’ di Alibaba – un’indagine condotta su 1.200 millennials cinesi e 2.300 giovani Usa realizzata dall’Osservatorio Business Strategies Paesi terzi in collaborazione con Nomisma/Wine Monitor.

L’importanza del web per i giovani winelover cinesi emerge anche nelle modalità di approccio al vino: se infatti il 44% preferisce scoprire le caratteristiche del prodotto con le degustazioni al ristorante, è altrettanto importante (40%) la quota di chi lo fa attraverso la consultazione di siti e blog dedicati al vino, una percentuale quasi tripla rispetto a quanto registrato dai coetanei statunitensi (15%). In rapporto al resto della popolazione, il cluster millennials – per antonomasia iper-digitale – è sicuramente quello che sta trainando la crescita dei consumi di vino in Cina, con una quota del 12% che ha bevuto vino nell’ultimo anno, in particolare a casa. E se il vino italiano nel Celeste Impero è fermo al quinto posto tra i Paesi fornitori con un misero 5% di quota di mercato (44% per la Francia), tra i giovani e ricchi cinesi il prodotto enologico italiano guadagna posizioni e raccoglie il 14% dei consumi, dietro soltanto ai francesi (30%). “Il crescente interesse verso il nostro prodotto – ha detto Silvana Ballotta, ceo della società fiorentina esperta in internazionalizzazione, Business Strategies –, lo dimostra la voglia di Italia dimostrata dall'indagine, se è vero che l’89% degli enoappassionati cinesi frequenterebbe un corso per conoscere meglio il vino del Belpaese”.

Secondo le elaborazioni Nomisma-Wine Monitor (su dati dogane), nei primi sette mesi di quest’anno l’Italia è il Paese tra i ‘top exporter’ in Cina che è cresciuto di più in termini percentuali, con un aumento – sullo stesso periodo del 2015 – del 28,1% (68,7mln di euro). Il dato è infatti leggermente superiore rispetto ai 3 principali fornitori in Cina, con la Francia che a luglio ha chiuso con un +26,3%, l’Australia a +26% e il Cile a +20,1%.

C.d.G