L’ASSOCIAZIONE
Nasce a Palermo un gruppo di chef in rosa. “Il nostro apporto è fondamentale in questo campo, siamo creative, pragmatiche, estrose e instancabili”
Donne alla riscossa, in cucina
Finalmente la cucina è donna. Forse può sembrare una ovvietà o un luogo comune, in verità la cucina intesa come ambito professionale non è mai stata tinta di rosa, al contrario di quanto si pensi è sempre stato un ambiente appannaggio degli uomini, soprattutto nel sud Italia.
Ma adesso un team di lady chef palermitane si sta preparando per la conquista dei fornelli. È un sodalizio nato in seno all’Associazione provinciale cuochi e pasticceri di Palermo. Otto donne agguerrite ed appassionate del loro mestiere, le allieve dell’Ipssar Pietro Piazza di Palermo e le loro insegnanti, unite insieme per rivendicare il ruolo della donna nella ristorazione, per contrastare un retaggio culturale che ha sempre precluso ogni possibilità di formazione e di carriera in questo ambito.
Racconta la portavoce del gruppo, Alice Geraci, docente di cucina all’istituto alberghiero: “Siamo una squadra affiatata. Il rapporto tra noi è totalmente paritario, la nostra forza e ciò che ci motiva è lo spirito di gruppo, la messa in condivisione di esperienze, contributi ed idee. Vogliamo proporci come nuova energia nel settore. Attualmente ci stiamo dedicando alla stesura di un ricco programma di progetti ed iniziative, che partirà con il nuovo anno. Vogliose di affermarci come donne professioniste”.
Tra i tanti progetti in cantiere, c’è la partecipazione agli Internazionali di cucina 2009. “Stiamo mettendo a punto la preparazione di buffet caldo e freddo, le tecniche e la tempistica. Nel nostro gruppo ci sono anche allievi e cuochi maschi. La collaborazione con l’altro sesso si sta consolidando in questi ultimi anni, soprattutto nel lavoro. Segno della caduta di certi radicati preconcetti, per citarne uno, la donna non veniva assunta in cucina, perché non era visto di buon occhio che lavorasse in un ambiente prettamente maschile, perché poteva causare problemi di convivenza e compromettere lo svolgimento del lavoro”.
Ma i preconcetti nascevano principalmente in ambito familiare. “Secondo una mentalità discriminante si preferiva educare le proprie figlie alle faccende domestiche o iniziarle ad altre professioni che non le allontanassero dagli obblighi familiari. E la carriera di chef ha sempre richiesto lunghi periodi di tirocinio da svolgere lontano da casa”. Ma ultimamente l’emancipazione della donna sta guadagnando terreno anche nel servizio della ristorazione. Le iscrizioni di ragazze all’istituto stanno di anno in anno aumentando, di pari passo con il diffondersi del consenso espresso dalle famiglie, che auspicano per le loro figlie una carriera assicurata in un settore che resiste ai contraccolpi della crisi attuale. “Riteniamo che l’apporto delle donne sia fondamentale in questo campo, perché creative, pragmatiche, estrose e instancabili. L’obiettivo dell’associazione non è solo quello di formare cuoche professioniste, soprattutto è quello di dare sostegno ed accogliere coloro che ancora sono vittime di una visione della donna anacronistica. È un modo per incoraggiarle così verso una possibilità di riscatto, di indipendenza sociale ed economica”. Un esempio, l’operato del team delle lady chef, di come la solidarietà tra donne non solo esista ma anche di come sia profonda, prolifica e di grande valenza etica.
Manuela Laiacona