Trentino Doc
di Gianni Paternò
Erano gli anni '60 quando Aldo Secchi, nella bassa Vallagarina in Trentino verso il confine col Veneto, decise di realizzare un'azienda agricola. Erano circa 5 ettari e le uve prodotte qui erano vinificate nella piccola cantina, mentre il vino, ancora grezzo, era venduto a importanti aziende vinicole. Nel 1996 il figlio Alessandro, appena laureato in giurisprudenza, decide di dare sfogo alla sua passione: dedicarsi al vino.
(Alessandro Secchi)
Quindi chiude la filiera, completa la cantina e la vinificazione fino ad arrivare al confezionamento e alla vendita diretta. In un territorio in cui praticamente tutti i vigneti erano a pergola quindi destinati a forti produzioni, Alessandro intuisce che se vuole fare qualità deve cambiare il tipo di impianto e di allevamento quindi poco a poco trasforma i tendoni a guyot.
Contemporaneamente acquista altri vigneti portando la proprietà a 12 ettari un po' sparsi comunque nelle vicinanze. Sono 2 ettari di Marzemino poi Lagrein, Cabernet sauvignon, Merlot, Pinot noir, in comune di Rovereto, in quanto questa zona del Trentino è particolarmente vocata per i vini rossi, c’è anche Pinot grigio, Chardonnay e Gewuztraminer dalle parti di Serravalle, frazione di Ala. Coltivazione sostenibile con attenzione all’ambiente per salvaguardare la vite e il frutto, niente concimazioni né irrigazione.
(Filare di Marzemino)
In cantina con la consulenza enologica dell’altoatesino Albert Waifner, si prende un’altra decisione coraggiosa: dopo la fermentazione non si pressa, ma si sgronda solamente in maniera da prendere solo la parte migliore sempre a scapito della quantità. Le etichette sono 9 di cui un solo bianco per 40 mila bottiglie, che potrebbero essere di più. Ma Alessandro vinifica solo le uve migliori, vendendo le rimanenti.
(Grappolo di Marzemino)
Degustiamo il Marzemino dall’omonimo vitigno autoctono che proviene anticamente dall’Asia minore e che fu introdotto ai tempi della Serenissima in Vallagarina, diventata quindi la patria del vitigno che da un vino fresco che non dovrebbe reggere molti anni di invecchiamento. La vendemmia entro il 10 settembre, pigiadiraspatura, fermentazione con rimontaggi a temperatura controllata innescata da pochi lieviti selezionati per circa una settimana. Dopo la svinatura il 70% affina in acciaio il resto in barrique per dare complessità ed eleganza; a marzo chiarifica e filtrazione e va in bottiglia dove rimane per 3 mesi.
Versato nel calice il colore è rosso rubino brillante e un po' chiaro. Al naso immediate sensazioni di freschezza accompagnate da note di viola, fieno, fragola, mirtilli, liquirizia, nocciola, salvia, olfatto interessante e intrigante. In bocca si ritrovano le sensazioni olfattive fragranti, con una equilibrata acidità, tannini in giusta misura, struttura ben definita, una lunga e piacevole persistenza, un’ottima bevibilità.
Abbiniamolo ad un risotto con salsiccia, a polpette al sugo, ad un formaggio di malga. Abbassandone la temperatura sarà splendido con una tagliata di tonno. Sono 5 mila bottiglie che allo scaffale pagate 13 euro: affatto troppo.
Rubrica a cura di Salvo Giusino
Alessandro Secchi
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