Verso il Salone del Gusto 2016 che quest'anno si concentrerà sul tema “Voler bene alla terra”
(Carlin Petrini)
di Michele Pizzillo
E’ sempre convincente, Carlo Petrini, quando annuncia una “nuova rivoluzione”. Esplicitata a Milano, alla presentazione di “Terra Madre Salone del Gusto 2016” (ne parlavamo qui), quando ha detto che la manifestazione “invaderà” la città, abbandonando così il Lingotto e il tradizionale format fieristico.
Il motivo di questa decisione? Probabilmente per coinvolgere sempre di più la gente. “Perché spiega Petrini – è vero che da un po’ di tempo si parla tanto di cibo ed è positivo. Ma è anche vero che chi produce la materia prima buona, cioè i contadini, non stanno tanto bene perché la loro fatica non è compensata quanto merita. E, non sta bene nemmeno la terra”. Ed ecco tema della manifestazione del 2016: “Voler bene alla terra” per”sensibilizzare il maggior numero di persone sulle tematiche legate al cibo, alla produzione e alla distribuzione, sui coinvolgimenti sociali, economici e sulla salute di cui esso e' portatore”, aggiunge il fondatore di Slow Food.
Perciò, nei cinque giorni dell’ultima decade del mese di settembre, “Terra Madre Salone del Gusto” si può dire che uscirà allo scoperto perché l'evento invaderà prevalentemente ilcuore di Torino, senza trascurare le tante vie e piazze, nonché musei, teatri, palazzi storici e residenze reali.
Insomma, un modo quasi rivoluzionario per sottolineare che “Terra Madre Salone del Gusto è una grande occasione per far passare un concetto di cui dobbiamo essere ben coscienti: la qualità del cibo è un diritto di tutti”, ha detto Petrini durante la presentazione a Milano della prossima edizione della manifestazione organizzata da Slow Food, Regione Piemonte e Città di Torino. Aggiungendo: “Voler bene alla terra” richiama l’esigenza ad ognuno di noi di assumere in prima persona, nella quotidianità, il compito di prendersi cura della nostra casa comune; ciascuno di noi può farlo scegliendo il proprio cibo, assumendo consapevolezza di quanto l’alimentazione incida sulla qualità della vita, sull’ambiente, sulla società. Abbiamo tutti diritto a un cibo buono, pulito e giusto, ma abbiamo anche il dovere di adoperarci per esercitare questo diritto”.
E, poi, l’edizione 2016 potrebbe essere vista anche come una sorta di ritorno al passato, all’Umanesimo, quando era molto saldo il rapporto fra chi abitava in città e il contadino che gli proponeva i suoi buoni prodotti appena raccolti. A questa esperienza probabilmente si richiamano i moderni mercati della terra che permettono ai contadini di vendere direttamente quello che producono.
La riaffermazione di questo diritto, per il presidente di Slow Food Italia, Gaetano Pascale, non può che passare attraverso questo grande appuntamento che permette di portare “alla ribalta, a contatto col grande pubblico, tutti i progetti su cui siamo impegnati: le attività sul fronte dell’educazione, le iniziative per la salvaguardia della biodiversità, le collaborazioni con soggetti istituzionali, associativi e imprenditoriali. E vogliamo farlo con un linguaggio semplice e coinvolgente. Perché lo scopo principale è sensibilizzare il maggior numero di persone sulle tematiche legate al cibo, alla produzione e alla distribuzione, sui coinvolgimenti sociali, economici e sulla salute di cui esso è portatore”.
A vent’anni dalla prima edizione del Salone del Gusto, autunno del 1996, Slow Food ritiene che sia il momento di proporre queste riflessioni, questi contenuti e le sfide che essi si portano dietro, al più ampio pubblico possibile. Di qui la scelta di pensare ad una formula originale, nella quale si riflette anche il piccolo cambiamento di nome della manifestazione con Terra Madre che passa in primo piano, come a volerci indicare la rotta. “Uscire allo scoperto” significa entrare nel tessuto sociale (di Torino, che simbolicamente rappresenta però qualsiasi realtà urbana del mondo), aprirsi a nuove platee, nuovi linguaggi, nuove sensibilità mai toccate in precedenza. Significa sperimentare collaborazioni inedite e instaurare, attraverso le numerose e vivaci realtà culturali torinesi, un dialogo con il mondo dell’arte, della letteratura, del cinema, nell’ambito di un programma più creativo e partecipato che mai.
L’augurio è che il capoluogo piemontese senta ancora di più sua questa manifestazione, ormai da tempo uno degli eventi più qualificanti per la proposta culturale e turistica del territorio: “L’obiettivo – ha detto Petrini – è proporre la cultura del cibo un po’ diversamente dalla visione della gastronomia classica. Per questo andremo a interagire, a partire da questa edizione e negli anni a venire, con quante più realtà possibili, incluse le periferie e quanti operano nel sociale: soggetti e luoghi sempre più oggetto di attenzione all’interno del perimetro di riflessione e azione di Slow Food”.
Che diventa ancora più convincente quando racconta i tempi in cui il cibo non aveva spazio nella comunicazione, le piccole produzioni erano scivolate in un oblio crescente, dall’economia alla politica l’interesse per l’agricoltura era scarso e appariva destinato a diventare nullo. Lo scenario odierno è profondamente mutato e non vi è dubbio che Slow Food ha contribuito molto con la creazione di una rete attiva ormai in tutto il mondo. Poi c’è la realtà degli orti scolastici che “conta ormai su migliaia di esperienze. In Africa gli orti sono più di 3mila e impegnano già 50mila persone. Ci sono orti scolastici che sfamano più di mille bambini ogni giorno. Sono una goccia d’acqua nel problema africano, però esistono. Questo è ciò che la rete di Terra Madre vuole favorire”, sottolinea Petrini.
Tuttavia, a livello globale, le sfide non sono state ancora vinte. La fame continua ad affliggere 800 milioni di persone nel mondo e, insieme alle guerre e ai cambiamenti climatici, innesca giganteschi flussi migratori che scuotono le fondamenta della convivenza tra i popoli. Questo fenomeno è sotto gli occhi di tutti e nessuno può chiamarsi fuori dalla ricerca collettiva e condivisa di soluzioni. Non possiamo pensare che siano argomenti che non ci riguardano, né possiamo considerarci immuni da responsabilità.
“Il cibo rappresenta un formidabile strumento per comprendere l’epoca che viviamo, con le sue complessità e contraddizioni, e può aiutarci a trovare le domande giuste, indispensabili per trovare anche le buone risposte”, ha afferma Petrini. Che a Milano, alla presentazione della manifestazione è stato affiancato da Pascale e come testimonial dal cuoco Vittorio Fusari, dall’insegnante Rita Tieppo e dal produttore agricolo Riccardo Geminati, nonché Carla Coccolo responsabile eventi di Slow Food.