(Carlin Petrini)
di Daniele Cernilli, Doctor Wine
Ormai Carlin Petrini lo vedo solo nelle sue apparizioni televisive, e ultimamente si è visto parecchio perché molte reti hanno celebrato il trentennale della nascita di Slow Food.
Personalmente gli auguri voglio farli comunque, e di cuore. Slow Food è stata un’associazione fondamentale per la presa di coscienza delle questioni più importanti legate all’agricoltura sostenibile e alla gastronomia consapevole. Il libro di Petrini Buono, pulito e giusto lo condivido anche nelle virgole (a proposito, compie dieci anni anche lui ed è stato ristampato) e non posso dimenticare i tanti anni di collaborazione con il nucleo storico di Slow Food, Gigi Piumatti, Piero Sardo, Maura Biancotto, Silvio Barbero, Giacomo Mojoli, vecchi e cari amici.
Però, se non ricordo male, il manifesto fondativo di Slow Food, quello ideato da Petrini e da Folco Portinari, con qualche contributo anche di Stefano Bonilli, fu del 1989. Nell’86 non fu Slow Food a nascere, ma l’Arci Gola, con un congresso che vide accanto a Petrini anche i vertici dell’Arci, Enrico Menduni in testa. Di Slow Food se ne iniziò a parlare molto dopo, e lo stesso nome derivò da una battuta di Bonilli, che per anni sostenne con ragione che la paternità almeno semantica era la sua.
Non voglio fare il guastafeste, per carità, ed è assolutamente vero che Slow Food derivò completamente dall’esperienza di Arci Gola che vide alla sua testa gli stessi protagonisti e gran parte delle stesse tematiche. Perciò gli auguri restano tutti, ma il ricordo dei tempi pionieristici, quando appunto Arci Gola fu anche fra i fondatori del Gambero Rosso, che il 16 dicembre compirà lui sì trent’anni, anche se senza più neanche uno dei fondatori, contrariamente a Slow Food, è qualcosa che non vorrei fosse dimenticato.
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