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Scenari

Barone di Villagrande, dall’Etna a Salina idee chiare: “Così progettiamo il nostro futuro”

15 Aprile 2016
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(Emanuele Fioretti, Barbara Liuzzo, Marco Nicolosi e Luigi Moio)

di Federico Latteri

Tante novità e idee molto chiare. Così Marco Nicolosi e la moglie Barbara Liuzzo dell’azienda Barone di Villagrande hanno presentato il nuovo corso della storica cantina etnea in un evento che si è svolto al Vinitaly che ha visto la partecipazione di numerosi giornalisti e addetti ai lavori. 

Già il titolo dell’incontro, “Marco e Barbara per Villagrande”, ha in se molti contenuti, prestandosi a diverse chiavi di lettura. È la conferma di una scelta di vita, quella di dedicarsi totalmente all’azienda, ma anche un’indicazione sulla filosofia produttiva che mette il territorio al centro di tutto, essendo Villagrande il nome della contrada dove si trovano i vigneti e le varie strutture aziendali. Accanto a Marco e Barbara c’erano Luigi Moio che offre loro preziosi consigli e assistenza ed Emanuele Fioretti, brand manager dell’azienda. Sono state mostrate in anteprima le nuove etichette e le nuove linee di vini. Con la Doc Etna vengono prodotti un rosso, un bianco superiore ed un rosato e poi due vini con la menzione della contrada riportata in etichetta, l’Etna rosso “Villagrande” e l’Etna bianco superiore “Villagrande”. Sull’isola di Salina, dove l’azienda ha un piccolo vigneto di circa due ettari, vengono fatti un Salina bianco, vino secco a base di uve Malvasia e Russignola (varietà locale) con un piccolo saldo di Catarratto e una Malvasia delle Lipari Passito. Per quest’ultima viene eseguita la sgrappolatura manuale che permette di avere un prodotto più concentrato dal punto di vista aromatico e fresco nello stesso tempo.


(Marco Nicolosi)

Le nuove etichette, molto diverse da quelle usate fino ad oggi, cercano di comunicare il territorio di origine dei vini. Sono state disegnate da un artista catanese, Alfredo Guglielmino, titolare del laboratorio Cartura. Per quanto riguarda la fase di produzione, le novità non stravolgono il lavoro fin qui fatto, ma hanno l’obiettivo di rafforzare l’espressione del terroir etneo nei vini. Si tratta di tanti particolari come l’uso di concime di origine animale proveniente da allevamenti di asini del posto, la cura degli splendidi vigneti a forma di teatro con il rimpiazzo di qualche pianta mancante e l’abbassamento delle rese a 40 quintali per ettaro per far si che gli aromi del Carricante si esprimano al meglio. Infine la ristrutturazione della cantina storica costruita a metà Ottocento, un restauro conservativo effettuato lasciando le botti grandi che hanno più di duecento anni ed inserendone altre moderne da seicento litri in castagno etneo. Luigi Moio ha parlato del suo legame con gli splendidi luoghi etnei e con la famiglia Nicolosi Asmundo e successivamente ha spiegato importanti aspetti riguardanti i vitigni tradizionali e gli aromi del vino: “Il vino di qualità è un progetto estetico che per essere ben espresso ha bisogno della perfetta sintonia di tutte le componenti. I vitigni storici etnei, il Carricante ed il Nerello Mascalese, non hanno un aroma forte come ad esempio quello dato dai terpeni nei Moscati o dalle pirazine nel Cabernet Franc. Ciò può rappresentare un vantaggio per la capacità di espressione territoriale, ma si deve lavorare bene, curando ogni piccolo particolare affinchè ci sia un equilibrio nell’orchestra degli aromi. Il Carricante ha ottima acidità ed un corredo aromatico importante, ma va trattato con intelligenza, bisogna conoscere a fondo il vigneto e vinificare con molta cura”.

Durante il Vinitaly abbiamo degustato i vini, in particolare un campione dell’Etna bianco Superiore “Villagrande” 2014 che rappresenta un’anteprima. I risultati sono molto positivi, sia in termini di qualità che di tipicità e siamo certi che ci saranno ulteriori progressi. Il grande entusiasmo e l’impegno mostrato da Marco e Barbara sono sicura garanzia di una crescita costante che contribuirà alla sviluppo di tutta l’area etnea, territorio di pregio unico al mondo.