Syrah, Sicilia Doc
di Gianni Paternò
Dalla produzione cinquantennale e vendita di uve al grande successo odierno, ma ormai pluriennale, sono passati solo 9 anni. E’ bastato avere 30 ettari di terra giusta, una intelligente capacità imprenditoriale, una lunga esperienza di campagna e specialmente un’intensissima passione per le proprie zolle, per l’instancabile lavoro, per l’affiatamento di squadra. Così Angelo Bonetta, ormai sulla soglia degli 80 anni, e i figli Carmelo e Mimmo hanno fatto di questa azienda una chicca nel mondo del vino italiano, un’azienda che vende ogni anno tutto il prodotto, che conquista premi. Purtroppo Mimmo è di recente scomparso prematuramente lasciando un profondo vuoto sia nella famiglia sia in tutti quelli che hanno avuto la fortuna di apprezzarne le qualità umane e caratteriali (ne parlavamo qui).
(Mimmo, Angelo e Carmelo Bonetta)
Siamo a Campobello di Licata, nell’agrigentino, in contrada Favarotta detta “du Cristu” perche c’è una statua di Gesù in croce molto venerata dai locali, da qui prende il nome. Terreni a circa 250-300 metri, calcarei, ricchissimi di gessi, viti reimpiantate con attenzione, maniacali cure colturali, trattamenti ridotti allo stretto necessario, una nuovissima cantina attrezzata col meglio che c’è in giro: tini in legno-acciaio, controlli computerizzati, per fare un esempio ed anche lì massima attenzione all’ordine e alla pulizia.
(La cantina)
Da qualche anno l’azienda è al regime massimo di produzione: 300 mila bottiglie e i Bonetta, proprio per non stravolgere il loro attento lavoro, non hanno in programma ulteriori acquisizioni.
(I vigneti Syrah e, sullo sfondo, la cantina)
La ricerca della perfezione si ritrova anche nella comunicazione e nell’immagine con un packaging particolarmente curato ed elegante, un sito web costantemente aggiornato, un grande enologo: Riccardo Cotarella, il non aumento dei prezzi, una vinificazione separata per particelle. Così si completa il quadro di un successo notevole. Nove le etichette, l’ultima un Rosato, che vanno al 35% all’estero, mercato in continua crescita.
(Diradamenti del Syrah)
Questa volta parliamo di Lusirà il cui nome, dato da Angelo, scaturisce dal dialetto siciliano di “il Syrah”.
Viti piantate nel 2000 con cloni ricavati da una loro vecchia vigna, 5.000 piante per ettaro a cordone speronato, 250 metri di altezza, resa di 80 quintali per ettaro.
(Terreno gessoso)
Vendemmia ad uve mature dalla seconda metà di settembre in cassette che percorrono meno di un chilometro per recarsi in cantina dove le uve sono diraspate, pigiate sofficemente, macerate per almeno 18 giorni a temperatura controllata e continui rimontaggi per estrarre il massimo. Affinamento di circa 14 mesi in barrique di vari roveri francesi di diversi passaggi, decantazione statica e leggera filtrazione, vista la sanità delle uve e della vinificazione pochi i solfiti totali, poi in bottiglia per almeno un anno.
Versato nel calice il colore è rosso rubino brillante. All’olfatto è immediato, bastano poche rotazioni e un effluvio intenso vi invade: note di frutta rossa matura, ma ancora viva, spezie in quantità, cioccolato, liquirizia rinfrescante, in sottofondo il terziario del legno; un naso stupefacente di immense complessità ed eleganza, che non vorreste stancarvi di indagare. Incredibile. In bocca colpisce la morbidezza vellutata, l’armonia globale, la fragranza della frutta che questa volta diventa sotto spirito; tannini ed acidità esemplari, un retrogusto lungamente corroborante. Un Syrah di classe.
Facile da abbinare, apprezzatelo con penne rigate al ragù di salsiccia, con un risotto ai funghi porcini, con una costata alla griglia, uno spezzatino rosso con patate, un pecorino di media stagionatura. E se lo sorseggiate in salotto potete fare a meno di un distillato. Sono 14 mila bottiglie che allo scaffale trovate a 22 euro. Ne vale di più.
Rubrica a cura di Salvo Giusino
Baglio del Cristo di Campobello
Contrada Favarotta
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