(Foto di Fabiola Pulieri)
Un’edizione straordinaria, un compleanno che si preannuncia memorabile. Vinitaly festeggia 50 anni dalla sua prima apparizione alla Fiera di Verona, quando nel 1967 nasceva con “Le Giornate del Vino Italiano”.
Oggi la presentazione con grandi personalità del mondo del vino. Sul palco, oltre al presidente di VeronaFiere Maurizio Danese, si sono alternati Giovanni Mantovani direttore generale VeronaFiere, Gianni Bruno, Brand manager Vinitaly, Stevie Kim Managing director Vinitaly International, Ian D’Agata, direttore scientifico Via-Vinitaly International Academy, Domenico Zonin, presidente di Uiv, Sandro Boscaini presidente di Ferdervini e Giovanni Sacchi, direttore coordinamento promozione Made in Italy Ice-Agenzia.
“Abbiamo lavorato tantissimi anni per fare in modo che Vinitaly diventasse una piattaforma strategica b2b strategica per il comparto vinicolo nazionale – spiega Danese – attraverso il suo inserimento nel Piano di promozione straordinaria del Made in Italy”.
Otto milioni di investimento per favorire l’incoming dei buyer esteri, 100 mila metri quadri di superficie, oltre 4.100 espositori, mille buyer selezionati in più che di solito frequentano la manifestazione (nel 2015 furono 55 mila buyer provenienti da 141 paesi, ndr), attenzione massima ai vini biologici e naturali (un intero padiglione, il numero 8 che riunisce offerta green del Vinitaly), il premio 5 Stars Wine Award.
“La nostra idea è quella di creare un Vinitaly che sia aperto 365 giorni l’anno – dice Giovanni Mantovani – una sorta di community center dove possano incontrarsi i produttori, gli acquirenti e gli operatori della comunicazione, per fare rete, fare business e poter sviluppare nuove idee. Noi stiamo già guardando al futuro, per fare in modo che Vinitaly possa adattarsi alla galassia che ormai è il mondo del vino italiano”.
E’ toccato a Gianni Bruno il compito di snocciolare numeri e novità: “La prima riguarda l’ampliamento del padiglione 10 dedicato al Piemonte, – spiega Bruno – poi la presenza per la prima volta di un espositore cinese, le classiche degustazioni guidate che piacciono sempre, il Taste and Buy e il Vivit sono i principali appuntamenti”.
Tra le degustazioni, quella dei Tre bicchieri del Gambero Rosso la domenica mattina ore 11,30; le donne del vino, con i 50 anni di vino al femminile alle ore 15; le eccellenze italiane e francesi; la degustazione di Ais che presenterà un grande vino per ogni decennio di vita del Vinitaly e la degustazione in memoria di Giacomo Tachis mercoledì alle ore 11.
Tra le novità, l’anticipo della chiusura alle ore 18,30, una modalità di accesso diversa con biglietti nominali, un catalogo online interattivo, una rete wi-fi ampliata che permetterà la connessione in contemporanea di 12 mila dispositivi.
Non c’era Stevie Kim, assente per aver subito un intervento, ma ha inviato un messaggio che ha parlato soprattutto della Vinitaly International Academy, “siamo facilitatori del vino italiano, non solo organizzazioni di eventi”, ha precisato la Kim. Che poi ha elogiato Ian D’Agata, “l’uomo giusto per poter portare avanti il nostro progetto degli ambasciatori del vino italiano”.
D’Agata ha raccontato il primo anno di Via: “Facciamo una selezione rigida com’è giusto che sia – dice -. Infatti su 55 iscritti solo 26 hanno ricevuto il diploma e nessuno con il livello di esperto che rimangono in tre. Il nuovo premio del Vinitaly (il 5 stars academy) nasce dalla voglia e dalla esigenza di internazionalizzare sempre di più il vino italiano. Dobbiamo continuare a fare quello che stiamo facendo: raccontare il modo del vino italiano attraverso i suoi territori e i suoi vitigni, un mondo affascinante ma molto complesso”.
Per Sandro Boscaini, che ha preso parte a tutte le 50 edizioni del Vinitaly, “il mondo del vino italiano non sarebbe lo stesso senza la Fiera di Verona, così come il Vinitaly non sarebbe lo stesso senza il vino italiano. Sono in perfetta simbiosi. Dobbiamo continuare ad investire su questa fiera”.
Domenico Zonin ha confermato la nostra indiscrezione sull’accordo tra Vinitaly e Osservatorio del Vino. “Una scelta quasi automatica – dice – Dobbiamo continuare ad investire su questa fiera perché è una forza del nostro settore. Le esportazioni funzionano e siamo cresciuti anche quest’anno. Dobbiamo imparare a spendere bene e meglio i fondi dell’Ocm vino e ci auguriamo che nessun euro destinato all’Ocm venga destinato ad altre misure, così come è accaduto negli ultimi tre anni, dove si sono persi qualcosa come 100 milioni di euro”.
G.V.