IL CONVEGNO
A Bronte un convegno internazionale per il rilancio del pistacchio e della frutta secca. Pronti gli interventi della regione
Il piacere di
essere al verde
Esperti e amministratori a confronto. Al centro un unico protagonista: il pistacchio. Ad ospitare l’incontro a partire dal 7 novembre, manco a dirlo, è Bronte, la capitale del pistacchio. Si tratta del convegno internazionale promosso dall’assessorato regionale all’Agricoltura, dal titolo “Sulle orme del pistacchio passando per la Sicilia”.
È il secondo capitolo di un progetto di studio e ricerca unico al mondo e di respiro globale, che la Regione ha attuato per sostenere e rilanciare lo sviluppo della produzione della frutta secca in Sicilia. Il pistacchio di Bronte, che è anche un presidio Slow food, è questa volta l’oggetto di studio del dibattito che focalizza sul futuro di una produzione dalle forti potenzialità ma che rischia la sopravvivenza. Il frutto d’eccellenza dal successo gastronomico mondiale si ritrova, infatti, a far fronte a problematiche di mercato legate ad un sistema di produzione troppo oneroso in termini di costi e manodopera.
Eredità della tradizione contadina, la pistacchicoltura, ancora oggi, ricorre a tecniche di coltivazione e di raccolta interamente manuali. Mentre gli innesti attualmente utilizzati sono caratterizzati da un periodo di maturazione decennale. Obiettivo del convegno e del progetto è quindi quello di incentivare l’innovazione nel settore. A tal fine la Regione ha chiesto la collaborazione del Cra, Centro di ricerca per la frutticoltura di Roma, e dell’Ishs, International society for horticultural science di Bruxlles, e ha coinvolto i principali Paesi produttori di pistacchio nel mondo creando una rete di scambi di esperienze e know how. “Vogliamo promuovere un piano di azioni articolato in tre interventi – spiega Ignazio Vassallo, dirigente dell’assessorato -. L’introduzione della raccolta meccanica. L’impostazione di pistacchieti razionali, cioè in file ordinate, al fine di agevolare l’impiego delle macchine. Il ricorso ad innesti a fruttificazione più veloce”. In un territorio che detiene 4.000 ettari di pistacchieti e la più importante industria di trasformazione, in cui si sviluppa solo l’un per cento della produzione mondiale ma che si contraddistingue per pregio ed unicità, la questione di una commercializzazione al passo con i tempi è quanto mai delicata. Una strada da percorrere per preservare una tradizione millenaria, per sostenere una risorsa economica e culturale, per custodire un tesoro che racchiude tutto il sapore della Sicilia.
«La produzione di pistacchio siciliano – dice l’assessore regionale all’Agricoltura Giovanni La Via – non ha l’importanza di quella iraniana o californiana, tuttavia si tratta di un’entità talmente specifica da renderla inimitabile. L’oro verde di Bronte, pur ottenuto in condizioni pedoclimatiche che rendono difficile sul piano dei costi di produzione la competizione con gli altri paesi produttori, ha un mercato di nicchia e spunta prezzi più elevati, per le peculiari caratteristiche gustative».
Manuela Laiacona