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Scenari

Liberalizzazione dei nomi dei vitigni, l’Europa pronta ad un dietrofront

23 Febbraio 2016
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(Ruenza Santandrea e Paolo De Castro)

“Il direttore generale Joost Korte, a seguito delle nostre osservazioni, ha dichiarato che proporrà al commissario per l'Agricoltura Ue Phil Hogan il ritiro dell'atto delegato sul vino”, ha annunciato Paolo De Castro, coordinatore per il gruppo S&d della commissione agricoltura dell'Europarlamento, dopo uno scambio di vedute con l'esecutivo Ue sull'allineamento e la semplificazione della legislazione secondaria dei settori vino e ortofrutta. 

Se Korte farà quanto dichiarato all'Europarlamento “sarà un importante successo per i nostri produttori, a conferma che il mantenimento dello status quo per la tutela dei vini identitari è l'unica via da perseguire senza modifiche che, in nome di una fantomatica semplificazione, rischierebbero di creare danni irreparabili”, afferma l'ex ministro dell'agricoltura. Secondo De Castro “la determinazione dei rappresentanti italiani al Parlamento e al Consiglio Ue inizia a dare i primi positivi risultati”.

“Registriamo con soddisfazione i primi risultati del pressing italiano contro la liberalizzazione dei nomi dei vitigni Dop e Igp e attendiamo che il direttore generale della dg Agricoltura, Joost Korte, proponga al più presto al Commissario Phil Hogan il ritiro dell’atto delegato sul vino”. Lo ha detto la coordinatrice del settore vitivinicolo dell’Alleanza delle Cooperative agroalimentari, Ruenza Santandrea, commentando la seduta Comagri di oggi in presenza della direzione generale Agricoltura dell’esecutivo Ue sulla paventata liberalizzazione dei nomi dei vitigni Dop e Igp. “Apprezziamo – ha proseguito Santandrea – il lavoro fatto da tutte le rappresentanze italiane, a partire dal coordinatore Paolo De Castro e dal ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, ma occorre vigilare ancora su quello che inizialmente era stato presentato come un ‘esercizio di allineamento’ della normativa al Trattato di Lisbona e che invece rappresenta una vera e propria deregolamentazione scellerata del nostro vino. Per questo il sistema della cooperazione appoggia in pieno l’azione di tutela italiana a Bruxelles e ha invitato in una lettera i propri soci a tenere alta la guardia per far valere uno status quo fondamentale per il futuro delle nostre denominazioni”.

Valgono almeno 3 miliardi i vini Made in Italy identificati da denominazioni che rischiavano di essere di essere scippate all’Italia se fosse stato consentito anche ai vini stranieri di riportare in etichetta nomi quali Aglianico, Barbera, Brachetto, Cortese, Fiano, Lambrusco, Greco, Nebbiolo, Picolit, Primitivo, Rossese, Sangiovese, Teroldego, Verdicchio, Negroamaro,  Falanghina, Vermentino o Vernaccia, solo per fare alcuni esempi. E’ quanto afferma la Coldiretti nell’esprimere apprezzamento per l’annunciato dietrofront della Commissione europea sulla proposta di liberalizzazione dei nomi dei vitigni fuori dai luoghi di produzione. “Verrebbe sventato il rischio di una pericolosa banalizzazione di alcune tra le più note denominazioni nazionali che si sono affermate sui mercati nazionale ed estero grazie al lavoro dei vitivinicoltori italiani” ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “il futuro dell’agricoltura italiana ed Europea dipende dalla capacità di promuovere e tutelare le distintività territoriali che sono state la chiave del successo nel settore del vino dove hanno trovato la massima esaltazione”.

C.d.G.