di Gianni Paternò
Della storia professionale di Giovanni La Fauci, della sua capacità manuale di autocostruirsi gli alambicchi, delle sue doti di fuochista per distillare grappe splendide da alambicchi a fuoco diretto, della sua passione per sperimentare nuovi prodotti distillando la frutta più disparata abbiamo scritto qui.
Aggiungiamo che in considerazione che il mercato comincia a chiedere grappe più alcoliche, quindi più ricche di profumi in cui però l’alcol non sia pungente nonostante i circa 60°, grappe da assaporare a lievissimi sorsi, in punta di lingua, molte aziende vinicole le stanno commissionando a Giovanni che da tempo si era cimentato con successo nei distillati ad alto grado.
(Il primo alambicco)
Oggi trattiamo la degustazione e le caratteristiche della Grappa dell’Etna. In un periodo dove vanno di moda le grappe invecchiate, in genere più morbide, più facili, qualche volta ruffiane, ma indubbiamente meno caratteristiche, Giovanni ci ha inviato quella che lo emoziona particolarmente perchè più tipica e perchè legata ai suoi vigneti, quella dove oltre la bravura ci ha messo il cuore, quello suo e quello della grappa.
(Il vigneto dell’Etna)
Cominciamo dal vigneto, è di sua proprietà e si trova a Randazzo. Siamo a 600 metri di altezza e i vitigni sono quelli classici: Nerello Mascalese e in parte Cappuccio, Carricante. Da uno che si è costruito gli alambicchi con le sue mani, che distilla personalmente ed esclusivamente cosa vi aspettate? Chiaramente che anche il vino lo faccia da solo, facendo l’enologo oltre che il contadino. Si serve della cantina di una nota azienda della zona e utilizza le proprie vinacce. Quelle rosse, già fermentate, le distilla immediatamente e come tocco da maestro ve ne aggiunge circa il 20% di bianche da Carricante che deve far fermentare. Così facendo arricchisce i profumi, li rende più eleganti e affascinanti. Distilla quindi separatamente e subito miscela i due prodotti che fa affinare in acciaio per non meno di 2 anni. Poi aggiunge l’acqua di una sorgente alimentata dalle acque pure provenienti dalle rocce granitiche delle montagne sopra Valdina.
(Gli alambicchi che si è costruito Giovanni La Fauci)
Abbiamo già detto che in controtendenza i suoi alambicchi sono a fuoco diretto. Questa non è la sola particolarità in quanto Giovanni distilla in maniera classica, all’antica, quindi senza colonna di rettificazione. Spieghiamo brevemente il metodo: le vinacce sono distillate nell’alambicco e fuoriesce un liquido detto flemma ancora grezzo e comprensivo delle varie impurità con un grado alcolico di circa 20°. Mentre la colonna funge da dealcolatore concentrando l’alcol e separando teste e code da eliminare, Giovanni distilla la flemma una seconda volta così la separazione delle parti da scartare è più netta ricavando un distillato purissimo. Metodo più costoso e risultato migliore anche perchè con le colonne si deve aumentare la pressione mentre con la bidistillazione il processo è più dolce e più lento. Non aggiunge zucchero.
Versata nel piccolo calice è incolore e brillante. Avvicinata al naso è fine, franca ed intensa, si esprime con note vegetali: paglia, fieno, erba dei prati dopo una pioggerellina, un lieve sentore di pietra focaia memore dei terreni vulcanici da cui proviene. Il piccolo sorso rivela un’iniziale grassezza che poi l’alcol trascina via, alcol morbidissimo, 42 gradi, affatto pungente che dona equilibrio, mantiene la fragranza olfattiva, sottolinea la complessità. Lunga, sempre fine ed elegante.
Sono 1.500 bottiglie da mezzo litro e il prezzo allo scaffale è 23 euro. La distribuzione è curata da Le Trazzere del Gusto, l’azienda che commercializza molte delle chicche siciliane di eccellenza.
Distilleria Giovi
via Valdina 30
98040 Valdina (Me)
tel. 090 9942256
info@distilleriagiovi.it
www.distilleriagiovi.it
www.letrazzeredelgusto.it