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Scenari

I Soave che piacciono a Wine Spectator: ben 9 etichette nella classifica della rivista americana

18 Gennaio 2016
soave soave

“I vini non devono essere complicati o costosi: bisogna sapere dove cercarli”. Questo l’intento della rubrica “Top 100 values” di Wine Spectator, testata americana di riferimento per il mondo del vino, al cui interno, nell’ultimo numero, compaiono due Soave.

Si tratta del Soave Classico 2013 – Montetondo, inserito nella sezione rich wines e del Soave Classico 2013 – Leonildo Pieropan inserito nella sezione light wines.
Una doppia presenza che evidenza la “plasticità” della garganega, vitigno madre del Soave, e la forza dell’interpretazione da parte del produttore.
La sezione “light wines” infatti si propone di raccogliere al suo interno i vini ritenuti più freschi e sapidi, “vini bianchi che grazie ad un corpo leggero offrono livelli di acidità e sentori tali da renderli ben abbinabili ai piatti”.
Nella sezione “rich wines” invece sono inseriti quei vini che pur ispirandosi ai classici (e costosi) vini di Borgogna presentano un prezzo decisamente più abbordabile, “vini che sanno mostrare freschezza e struttura, nonostante la pienezza del corpo”.

Sono ben 17 le etichette italiane che sono state inserite in questa speciale classifica di Wine Spectator (come raccontavamo qui), che non ha tenuto conto fino in fondo della totalità del territorio italiano concentrandosi solo su alcune zone.

Per quanto riguiarda il Soave, però, grandi soddisfazioni. Perchè gli esperti di Wine Spectator, hanno inserito nella loro particolare “Selection” altre 7 referenze:
Soave Classico Calvarino  2013 – Leonildo Pieropan – 91 punti
Soave Classico Vignero du Lot 2013 – Inama – 90 punti
Soave Classico La Rocca 2013 – Leonildo Pieropan – 90 punti
Soave Classico Vigneti di Foscarino 2013 – Inama – 89 punti
Soave Classico 2014 – Leonildo Pieropan – 88 punti
Soave Classico San Michele 2014 – Ca’ Rugate – 87 punti
Soave Classico Vin Soave 2014 – Inama – 87 punti

“Un risultato particolarmente significativo – sottolinea Aldo Lorenzoni, direttore del Consorzio – perché non ci sono in questa top 100 molte altre referenze italiane. Queste segnalazioni testimoniano la bontà del lavoro che aziende e consorzio stanno facendo sul mercato statunitense. Si tratta di una ulteriore conferma della considerazione che la nostra doc sta riscuotendo su una piazza particolarmente stimolante”.
 

C.d.G.