Albana di Romagna Docg secco
Nonno Pietro, ingegnere siciliano emigrato da studente al nord, nel tempo libero dalla sua attività industriale si ritirava a Bertinoro, nelle colline romagnole dove 3 ettari di tante coltivazioni circondavano la casa padronale ed un casale in cui era stata ricavata una minuscola cantina dove si faceva il vino della propria vigna ad uso della famiglia e degli amici. “Saltando” il padre arriviamo a Giovanna Madonia che, appassionata di vulcani, se ne era specializzata a seguito della laurea in geologia.
(Giovanna Madonia)
Giovanna avrebbe voluto girare il mondo seguendo eruzioni, ma contemporaneamente si dedicò a fare figlie, ben quattro, per cui la sua vocazione girovaga fu riposta nel cassetto. Forse perchè geologia significa territorio, pensò di dedicarsi al microcosmo della tenuta di famiglia e di restringere il campo alle vigne. Acquistò altri ettari, ne studiò la fitopedologia, estirpò i vecchi vigneti, ne impiantò di nuovi e nel 1992 fondò col suo nome l’azienda.
(Uno dei vigneti della tenuta Madonia)
Oggi gli ettari ad uva sono 14 in 3 corpi che circondano le case, per la maggior parte ad alberello romagnolo dal portamento alto, coltivati secondo i principi della lotta integrata tra le quote di metri 200 e 350 in terreni essenzialmente calcarei, battuti da venti che originano non dal lontano mare, che d’estate diventano caldi. Tre i vitigni: Sangiovese, Albana in aumento e un poco di Merlot dove è tutto calcare. Nel 1995 la prima vendemmia, appena realizzata la nuova cantina in parte in un esistente magazzino nonchè nei sotterranei della villa. Le etichette dovrebbero essere 8 a regime, ma succede che in alcuni anni diventano 6 perchè non si fanno i passiti.
Degustiamo Neblina, un Albana nella tipologia secco. Il vitigno è tipico della Romagna, anzi proprio della zona attorno a Bertinoro, apprezzato nell’antichità tanto che una leggenda racconta che per la sua bontà “bisogna berti in coppa d’oro” e da lì venne il nome del paese di Bertinoro. L’Albana, prima Docg bianca nazionale, in genere dà vini non particolarmente ricchi di profumi, più conosciuti come dolci e passiti, ma Giovanna, aiutata dagli enologi Attilio Pagli e Leonardo Conti, sta puntando sulla tipologia secco, iniziata nel 2000 poi abbandonata e ripresa nel 2009 con grande successo all’estero. Vendemmia, con una resa di soli 50 quintali per ettaro, verso il 20 di settembre, in cantina l’uva è pressata molto lievemente e dalla sgrondatura con poca resa il mosto primo fiore fermentata con lieviti selezionati senza controllo della temperatura; poi il vino riposa in acciaio senza svolgere la fermentazione malolattica. Nella primavera, dopo una filtrazione robusta per eliminare il residuo zuccherino che potrebbe provocare rifermentazioni, viene imbottigliato e vi permane per 5 mesi almeno.
Versato nel calice il colore è giallo tendente al dorato. All’olfatto è timido, con sentori poco intensi, tipico del vitigno, di melone, pesca, erba secca, franco e pulito su un sottofondo di glicine. E’ in bocca che cambia passo, si rivela interessante, secco, strutturato e piacevole, sapido, di buona mineralità e corretta acidità, ampio e lungo. Vino dai toni seri che invoglia a bere, che definiremmo, “politically incorrect”, maschile.
Vino da abbinare al pesce, alle carni bianche, ai legumi; noi lo consigliamo con pasta margherita al pesto di basilico, con pleuroti alla piastra, con una zuppa di ceci, con un formaggio stagionato, un vino che non deve perdere chi non ama i vini profumati. Le bottiglie sono da 4.000 a 5.000 secondo le annate e allo scaffale si trovano a 9 euro, un prezzo favorevole se si considera la bassissima resa dell’uva e del vino.
Giovanna Madonia via de’ Cappuccini 130 47032 Bertinoro (Fc) tel. 0543 444361 giovanna@giovannamadonia.it www.giovannamadonia.it
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Recensioni Rubrica a cura di Salvo Giusino |