LA CERIMONIA
Inaugurata a Torino, nell’ambito del Salone del Gusto, Terra madre che riunisce i contadini di 157 Paesi del mondo. Petrini: “Mangiare non è un fatto elitario”
“La qualità è
un diritto di tutti”
Gli Stati Uniti insieme alla Russia e a Cuba, il Libano con la Libia, il Kosovo e la Serbia. Per la terza volta in sei anni 157 bandiere si sono unite sotto i colori delle comunità del cibo del mondo per “Terra Madre”, a Torino, per l’evento più importante che si svolge in questi giorni contemporaneamente al Salone del Gusto organizzato da Slow Food.
Differenze culturali e storiche che affondano le radici in tempi lontani, annullate tra le mura di vetro e cemento del PalaIsozaki che ha ospitato la cerimonia di inaugurazione. I delegati hanno sfilato al ritmo di musiche tribali africane che si sono via via trasformate nelle note sempre più “occidentali” suonate dai fiati dei Mamuthones e Issohadores sardi. Nella terra dell’industria italiana, nella “Città dell’Automobile”, come recita la segnaletica stradale all’ingresso di Torino, si sono incontrati i contadini che dalle terre di tutto il mondo continuano a ricavare i propri mezzi di sussistenza.
Basta citare Tewolde Berhan Gebre Egziabher, direttore generale dell’Autorità etiope per la protezione ambientale, per capire lo spirito della cerimonia conclusa con l’ovazione dedicata al presidente di Slow Food, Carlo Petrini. “Il mio viso – ha detto Egziabher – dice che provengo dall’Africa, ma se guardo bene ognuno di voi scopro che tutti, prima o poi, siamo arrivati dall’Africa. Io vi porto il messaggio d’amore della terra madre di tutti noi, che ha dato tanto, tutto agli uomini di ogni tempo”. Anche dalla Napa Valley, in California, uno striscione con un messaggio d’amore: “Make wine – not war”, esposto fra i tanti politici ospiti al PalaIsozaki: il ministro dell’Agricoltura Luca Zaia, il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, gli esponenti del Pd, Massimo D’Alema e Piero Fassino, l’ex ministro Paolo Gentiloni; oltre a personalità del mondo della cultura e dello spettacolo: Dario Fo, Adriano Celentano, Antonio Albanese.
E se uno dei principi di Terra Madre è il dialogo e l’unione dei popoli per un’agricoltura sostenibile, un altro degli obiettivi è la promozione dei giovani e dei messaggi che sono in grado di portare avanti. “È sorprenderete cosa può nascere da un’idea ma finché non la metti in pratica non puoi rendertene conto”, ha detto con disarmante semplicità Sam Levin, uno studente della Monument mountain regional high school del Massachussets, protagonista della creazione di progetto per la realizzazione di un orto nella sua scuola. Da lui, poi, una promessa: “Siamo la generazione che riunirà gli esseri umani alla Terra”.
“I contadini torneranno ad essere protagonisti e l’agricoltura punto centrale dell’economia globale”. È invece la convinzione espressa in chiusura da Petrini. “Gli agricoltori diventeranno i capofila della terza rivoluzione industriale – ha aggiunto – quella della sostenibilità. Mangiare non è un fatto elitario il cibo è il primo diritto dell’umanità. E la qualità è un diritto di tutti”.
Marco Volpe