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Scenari

Vino, verso l’obbligo delle calorie in etichetta: “Un disastro per i produttori”

04 Dicembre 2015
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Sul vino fino ad oggi non c'è obbligo di indicazione delle calorie in etichetta, ma la Commissione dell’Unione europea, sia pure con almeno un anno di ritardo rispetto ad altri alimenti normati a dicembre 2014, sta mettendo mano alla questione del valore nutrizionale in etichetta.

E solo l'ipotesi che finisca la norma in deroga per il vino fa tremare i polsi ai produttori di Amarone e dei calici italiani di alta gradazione e quindi maggiore apporto calorico. Ne ha parlato, a margine dei lavori di Wine2Wine, Denis Pantini, direttore di Winemonitor di Nomisma (per altre info sul convegno leggi questo articolo). Basti pensare che su Google, ha sottolineato Pantini, l'interesse per le ricerche che incrocino le parole ''calories'' e ''wine'' vedono gli Stati Uniti (100) al primo posto, seguiti dal Regno Unito (66), Canada (63), Australia (50) e Francia (25); tutti mercati di forte interesse per l'export di vino made in Italy.
Il fabbisogno giornaliero di un adulto di circa 70 chili di peso è di circa 2.170 calorie al giorno. Una bottiglia di Amarone, con una gradazione pari a 16°, presenta un contenuto pari a 885 calorie, equivalente a circa 134 calorie per un bicchiere da 150 millilitri. Un vino più leggero, con gradazione alcolica di 13°, fornisce un apporto calorico per bicchiere di 109 calorie, abbattendo così il contributo energetico di circa il 20%.

“Per consumatori e le consumatrici più attenti alla silhouette può essere un forte deterrente al consumo anche di un semplice vino a pasto – ha osservato Pantini – trovare in etichetta le informazioni sull'apporto calorico del nettare di Bacco”.

L'introduzione dell'obbligo di indicazione del valore nutrizionale sulle etichette di vino “sarebbe un altro disastro – ha commentato Domenico Zonin, presidente di Unione Italiana Vini – soprattutto per i piccoli produttori che hanno come unico strumento di comunicazione l'etichetta. In generale, sarebbe una comunicazione che snatura una tradizione di consumo moderato di cui siamo i primi portavoce. Inoltre sarebbe per il mondo del vino una impropria omologazione ai rischi di un food poco salutare nel quale non ci riconosciamo. Non si può buttare via la nostra cultura del bere moderato con scelte politiche sbagliate”.

C.d.G.