Passito di Pantelleria Doc.
Ho sempre pensato che Pantelleria sia molto più bella per la sua terra che per il suo mare. Il nero della lava, i muretti a secco realizzati per spietrare una terra difficile e contemporaneamente per costituire vitali frangivento; il paesaggio aspro e dolce al contempo; il verde di un’agricoltura rude, complicata, eroica, le case tipiche dette “dammusi”. Questo e tanto altro formano un insieme di raro fascino ed interesse. Per fortuna più la natura è ostica più sa offrire prodotti eccellenti, unici. Perfino l’Unesco, a fine 2014, ha dichiarato Patrimonio dell’Umanità la vite ad alberello di Zibibbo, la varietà coltivata principalmente.
In questo paradiso nel 2010 sei amici, guidati da Francesco Rizzo, un passato da consulente finanziario, che in tutta l’isola avevano sparse delle vigne decisero di unire le loro debolezze per farne una forza, costituirono una società in cui conferiscono le proprie uve. Hanno asunto un enologo, Antonio D’Aietti, con oltre 30 anni di esperienza isolana e realizzarono la cantina.
(Antonio D'Aietti e Francesco Rizzo)
I vigneti di proprietà sono per il 95% di Zibibbo (Moscato di Alessandria) e il resto di Insolia e Catarratto, tutti ad alberello pantesco, basso, quasi strisciante per difendersi dal vento, di età media di 60 anni e da loro ricavano, secondo le annate, dai 150 ai 200 quintali di uva che non bastano. Per cui ne acquistano anche di altri piccoli produttori previo controllo fin dalla coltivazione.
(Uva Zibibbo)
Le bottiglie prodotte sono 45 mila suddivise in 4 etichette Doc di Zibibbo: Shalai spumante millesimato, Zefiro secco, un Moscato liquoroso, l’Albaria che recensiamo, oltre ad un rosso il Barbacane da uve provenienti dalla Sicilia. L’Albaria, un vino di punta, è ricavato dalle migliori uve del Moscato, selezionate dai vari vigneti tra le quote di 50 e 350 metri; la produzione dei grappoli è molto ridotta e la vendemmia avviene alla fine di agosto quando sono ben maturi. Una parte appassisce al sole su graticci di canne. La macerazione nelle bucce è lunga mentre lenta è la fermentazione con lieviti naturali durante la quale si vanno aggiungendo i chicchi appassiti; affinamento per oltre un anno in acciaio.
Versato nel piccolo calice il colore è un bell’ambra brillante. Avvicinando il naso si va subito in estasi: intensi profumi di zagara, di miele, di pasticceria, di frutta candita di ogni specie, di albicocche secche. Fascinosissimo. Al palato la fragranza è ai massimi valori, tutti gli aromi dello Zibibbo inondano la bocca, è cremoso, denso, quasi viscoso, la dolcezza è stemperata e compensata da una buona acidità raggiungendo un’armonia perfetta e un finale vellutato e lunghissimo. Un Passito di Pantelleria ad estremi livelli.
Abbinamenti da dessert, paste di mandorla, dolci al cioccolato, pasticceria con canditi. Sta arrivando Natale per cui non perdetevelo col panettone classico e col buccellato. Sono da 10 mila a 15 mila bottiglie secondo le annate che potete trovare a 25 euro in enoteca o direttamente dal produttore. Ogni tanto lasciate i soliti nomi noti e scoprite qualcosa di diverso.
Vinisola |
Recensioni Rubrica a cura di Salvo Giusino |