Esterno sera. Tovaglie bianche e un po' di piacevole brezza di fine estate. Ambiente accogliente. Servizio nella norma, senza infamia e senza lode. Una coppia di amici a cena. In pizzeria. Il menu è ricco. Pizze con farine diverse. E articolata descrizione.
Lievitazioni lunghe. Tutte figlie di lieviti madri. Di impasti senza genitori non ce n'è più traccia. Condimenti più disparati. Qualcuno azzecato, qualcuno meno. Buone birre. Tutto bene. O quasi. Poi arriva il conto. Che supera i 50 euro. Nessuna meraviglia, tutto calcolato. A far salire il conto soprattutto le pizze. Una era segnata a 13 euro. E' bastata un'aggiunzione e il prezzo è salito anche se era stato tolto un ingrediente. Attenti: non c'erano tartufi bianchi o caviale. Ma condimenti, diciamo, comuni. Sì, lo so. È un caso estremo. Si mangiano pizze buone a prezzi decisamente più bassi. Ma due pizze trenta euro vi sembrano un prezzo accettabile?
Non è la prima di queste segnalazioni che ci arrivano dalle parti più disparate d'Italia. Ed evitiamo di fare accostamenti e paragoni ai tempi della lira. Trenta euro sono quasi sessantamila lire. Li avreste spesi mai per due pizze nel 2001, 13 anni fa e una crisi in mezzo che ha falcidiato i consumi? Paragoni a parte c'è – ed è questo che ci preoccupa – una tendenza a dare valore aggiunto a tutti i prodotti di largo consumo. Basta scrivere robe tipo chilometro zero o peggio, lievitazioni naturali, e tutto diventa prezioso.
Non vorremmo, insomma, che le lunghe lievitazioni, o ricorsi a farine di qualità o ad ingrdeienti un pizzico sopra la media, diventassero un escamotage per alzare i prezzi delle pizze in modo incontrollato. Perchè poi le spirali dei prezzi sono sempre eguali e fanno male sia al rialzo che al ribasso, nel medio periodo. Ne sanno qualcosa quei bravi produttori di Nero d'Avola che nel momento del boom di questo rosso hanno poi assistito a una discesa dei prezzi senza fine che ha spinto tutti verso il basso danneggiando l'immagine del vino stesso.
E a farne le spese sono stati soprattutto i più bravi. Questo problema esiste anche al rialzo. La corsa può essere pericolosa e senza fine. E non basta una lunga lievitazione e una farina di qualità a giustificare rincari del 30 per cento e anche più rispetto al prezzo medio di una pizza quando non erano di moda lievitazioni e farine ricercate. Il ricorso a materie prime migliori incide, è vero. Ma non così tanto. Ed allora forse sarebbe meglio prezzi congrui e più racconto.
F. C.