Müller Thurgau, Vigneti delle Dolomiti Igp.
Giovanissimo enologo, da famiglia di antiche tradizioni vinicole, Mattia Filippi si era innamorato di un piccolo, anzi piccolissimo vigneto, solo un ettaro, a sud di Trento; era una minuscola collina a girapoggio, soleggiata e ventilata, dove vi aspettiate ci fossero uve da bianco e invece c’è Cabernet Sauvignon. Mattia è riuscito a prenderlo in affitto e ci fa due vini rossi. Inizia così la micro avventura di produttore di vino, affrontata per divertimento e per pura passione, per fare il vino senza condizionamenti, secondo i suoi principi, senza se e senza ma.
(Mattia Filippi)
Mattia si autodefinisce enologo errante in quanto la sua principale attività è come partecipe di una società di consulenza enologica, Uvasapiens, per la quale gira il mondo: dal Cile all’Australia, dalla Napa Valley alla Sicilia, dalla Croazia alla Romania. Nella sua ancor giovanissima vita, ha soli 34 anni, altri 2 colpi di fulmine: quello più importante per Rossella Marino Abbate, anch’essa enologa, di Sicilia, che diventa sua compagna nella vita e nel lavoro e per mezzo ettaro di vigneto a Faedo, quasi a confine col l’Alto Adige. È un fazzoletto a 600 metri compreso tra due valli: quella dell’Adige, ricca di calcare e quella del Cembro dove c’è porfido di origine paleovulcanica, in più troviamo una rarità per la zona: l’argilla. Il vitigno è quello classico della provincia: il Müller Thurgau che si arricchisce dei 3 substrati, dell’altezza, dell’esposizione riuscendo a dare vini di lunghissima durata, quelli che Mattia definisce verticali, anche perchè tratta il vigneto e la vinificazione secondo la filosofia germanica, indirizzata a creare vini molto longevi.
La vigna è a pergola trentina, quella tradizionale e più efficace perchè protegge l’uva dalle gelate, la copre dal sole arricchendola di acidità, espone alla ventilazione i grappoli liberi dalle foglie. Ecco perchè il Trentino è terra di spumanti. Secondo la filosofia mattiana l’uva bianca deve essere coperta per non ricevere luce che farebbe perdere aromi e profumi, trattamenti con solo rame e zolfo.
(Pergola trentina)
Da questo gioiellino si ricava uno spumante fatto nella lillipuziana cantina sua e il Xurfus, fermo. Il vigneto è alle spalle della miniera del paese, di cui il nonno era capo miniera e aveva conservato un documento del 1600 con una vecchia mappa di Faedo dove col termine Xurfus si indicava dialettalmente la ricerca. Mappa che ritroviamo nell’etichetta.
Vendemmia nella prima decade di settembre dopo che il padre ha provveduto ad esaminare grappolo per grappolo eliminando gli acini colpiti da muffa e non sani, raccolta in cassette, pigiadiraspatura, decantazione statica, senza alcuna macerazione per preservare acidità, fermentazione a 16 gradi per 20 giorni con lieviti selezionati, quelli indigeni li usa per i rossi, niente malolattica, affinamento sui lieviti per 6 mesi con batonnages. Affina in bottiglia per oltre 8 mesi. Solfiti totali 60 mg/l, la metà dei limiti per il vino biologico.
L’annata che degustiamo, la 2013, è l’ultima in commercio, la 2014 uscirà a novembre. Il colore è giallo paglierino. All’olfatto frutta: melone bianco, papaya, pesca bianca, fiori di prato, erba secca, mandorla, poca pietra focaia, un naso austero. Al palato un corpo denso, buona mineralità accompagnata da un’acidità equilibrata, pieno con un finale che declina verso l’amarognolo. Un Müller Thurgau caratterizzato da note più minerali che aromatiche.
Abbiniamolo a piatti di pesce, specie fritto, ad un risotto agli ortaggi, allo speck. Sono 2.500 le bottiglie da apprezzare a 14 euro.
Mattia Filippi
via Sant’Agata 18 |
Recensioni Rubrica a cura di Salvo Giusino |