QUI MILANO
Ecco Sapori e Seduzione, ristorante nel cuore della città. Rose, violette, gelsomini e frutti di stagione sono parte integrante dei piatti
Cucina figlia…
dei fiori
Vi sembrerebbe strano mangiare col pesce l’arancia o la calendula, oppure l’insalata di polpo con olio profumato al caffè? Forse un po’ sì, ma è infondo una storica tradizione se si pensa che già i Romani, prima delle loro conquiste, se ne cibavano e che i medievali usavano banchettare in maniera goliardica in questo modo. Ed ecco che al tavolo di Sapori e Seduzione si rivive la storia.
Piccolo locale raccolto, romantico, semplice e aristocratico allo stesso tempo, pareti con stampe di fiori e luci soffuse: ecco come si presenta questo ristorante, nel cuore di Milano, che non fa dei fiori e della frutta un puro elemento decorativo ma parte integrante di una cucina che, perciò, diventa, tra “sapore e seduzione”, raffinata e prelibata. “Lo studio attento della qualità dei fiori, delle spezie e della frutta, e quindi ad esempio, della calendula, della rosa, della cannella, delle fragole, della violetta, del gelsomino, la giusta calibratura delle dosi e degli abbinamenti, rendono giusto merito all’unicità del piatto, esaltandone il gusto senza nasconderne il sapore”. Lo dice Alfredo Paglia, padre di Alessia e Simona, che gestiscono il locale, ma anche chef insieme a Pasquale Esposito, già cuoco presso il lussuoso hotel Principe di Savoia e il Four Seasons. Di ventennale esperienza culinaria e reduci da prestigiose collaborazioni enogastronomiche, i due chef così si imbattono, poco più di un anno fa, in questo viaggio, tra sapori e profumi insoliti e delicati, alla scoperta di particolari abbinamenti: in questo modo, il pesce fresco, i gamberoni rossi, il tonno, provenienti da Mazara del Vallo, Taranto e La Spezia, si sposano con fiori eduli presi da allevamenti italiani e stranieri e spezie di ogni tipo.
Tra i piatti più tipici: gamberi su crema di melanzane al curry; bianchetti al lime con fragole e crostini allo zenzero; millefoglie d’orata e anguria su misticanza; vellutata fredda di pomodori con capesante marinate e fiori di basilico; caramelle di ciliegie con cannolicchi e fiori di calendula; astice in padella con salsa allo champagne e gelsomino; tonno ai semi di senape con melone bianco; Medaglione di pescatrice in salsa di mandorle, limone e begonie; fritto di sarde e patate al profumo di violette. E ancora dessert gustosi come spuma di cocco con kiwi su morbido biscotto; semifreddo ai garofani con salsa al cacao e rhum; delizia di pan di spagna con crema alle rose e amarena sciroppata; tiramisù al limone con granella di pistacchio verde.
E così si può gustare la violetta con le sarde, le zucchine con le pesche o l’astice con il gelsomino. La rosa viene macerata nel latte e nell’olio, la lavanda viene aggiunta all’ultimo momento, la violetta viene scaldata: solo da uno studio attento e preciso si può arrivare al corretto utilizzo di questi elementi che qui diventano non più puramente decorativi.
Accanto al menu alla carta, il ristorante propone ogni due settimane un menu a tema che varia a seconda della stagione e dell’elemento che si sceglie come protagonista: dal 4 al 18 settembre, per esempio, è il fico a fare da padrone con piatti caratterizzanti la cena tematica (Tartar di tonno e fichi con citronette al curry, Maccheroncini di pasta fresca con fichi fioroni, salsa di noci e sarde, Tortino di alici con fichi, pinoli e salsa di mozzarella di bufala, Millefoglie con crema alle mandorle e fichi caramellati).
Ad accompagnare questi piatti non possono mancare ottimi vini bianchi e rossi. Ma le particolarità non sono finite: “Non si può, tra un piatto e un altro, non gustare pregiati thè provenienti da tutto il mondo e che Raffaele D’Isa, cultore di questi infusi, che nei mesi scorsi ha fatto conoscere ai clienti del locale come giuste tisane possono esaltare il gusto del piatto, prepara in apposite buste già pronte per l’uso con tanto di indicazione sulla gradazione dell’acqua, sul tempo di infusione e sulle proprietà che esso ha. E così il cliente stesso, al tavolo, potrà prepararsi da solo la bevanda”, spiega papà Alfredo.
Rita Vecchio