La zona è famosa anche per il pomodoro Piennolo Dop
(Angelo Di Giacomo, titolare dell'azienda Giolì)
di Maria Antonietta Pioppo
Un giro tra gli scavi di Ercolano, alla scoperta delle antiche osterie dei tempi dei romani, delle lussuose abitazioni pubbliche e private, e ancora un giro tra i vigneti di Casa Setaro e poi a tra gli orti ad ammirare il pomodoro del Piennolo.
Dopo il nostro giro archeologico, ci dirigiamo verso il Vesuvio per visitare i vigneti di casa Setaro, azienda oggi gestita da Massimo e dalla moglie Mariarosaria, quarta generazione della cantina. A spasso tra i filari, tra le colline dominate dalla “Muntagna”, non si può non notare il particolare microclima, a cominciare dal terreno, ricco di sostanze derivanti dalla lava. La scelta è quella di produrre vini da vitigni autoctoni di tradizione millenaria, come spiega lo stesso Setaro. Il primo della lista è il Caprettone del Vesuvio, seguito dalla Falanghina, per i bianchi, mentre Piedirosso e Aglianico sono le cultivar utilizzate per i rossi.
(I vigneti di casa Setaro)
Il top di gamma è Vincenzo, Lacryma Christi del Vesuvio, Doc Riserva, ottenuto da uve per l'80% Piedirosso e per il 15% da Aglianico. Dopo una criomacerazione di 14 giorni circa, avviene la maturazione in tonneau di rovere francese per 24 mesi e infine un affinamento in bottiglia per sei mesi.
(Munazei)
L'assaggio è un piacevole percorso emozionale che ad ogni sorso regala sensazioni diverse. Grande persistenza e un equilibrio quasi perfetto tra la parte tannica e quella acida. Divertente l'interpretazione del Caprettone in versione spumante metodo classico. Trenta mesi di permanenza sur lie, affinato in bottiglia per dodici mesi. Una bollicina leggera e gradevole, perfetta come aperitivo. Completa il nostro assaggio il Munazei, Lacryma Christi del Vesuvio Doc Rosato da uve Piedirosso. Bella persistenza e grande freschezza con una nota sapidità che lo rende piacevole e di facile beva.
(Il metodo classico di Caprettone)
Dai vigneti andiamo per orti e in particolare in quelli di proprietà dell'azienda Giolì, all'interno del Parco Nazionale del Vesuvio.
Iniziamo così a capire com'è fatto materialmente il pomodoro del Piennolo del Vesuvio Dop. La forma è leggermente allungata, la foglia è particolare, detta “a patata” così come particolare è la sua maturazione e, infine, la sua raccolta che avviene nel mese di luglio. Caratteristiche di questa tipologia sono, la elevata consistenza della buccia, la forza di attaccatura al peduncolo, l’alta concentrazione di zuccheri, acidi e altri solidi solubili che lo rendono un prodotto a lunga conservazione.
(Il pomodoro del Piennolo del Vesuvio Dop)
Sul mercato viene apprezzato sia nella tipica forma conservata in appesa (al Piennolo), sia come conserva denominata “a pacchetelle” anch'essa prevista all'interno del disciplinare Dop. Noi abbiamo avuto modo di assaggiarlo in tutte le sue varianti e non ultimo come ingrediente di una “speciale” bruschetta fatta ovviamente con pane locale a lievitazione naturale. La passione e l'intraprendenza del titolare Angelo Di Giacomo, giovane imprenditore legato alla terra e ai suoi frutti, rappresentano la base del successo di un prodotto che ha ottenuto importanti riconoscimenti tra cui Presidio Slow Food e la Dop. Il suo gusto è indescrivibilmente buono, un tripudio di dolcezza e acidità talmente ben bilanciate da diventare quasi 'assuefatti' dal suo sapore. È ancora scoprire tutti gli abbinamenti, dalla pizza al pesce, ai piatti classici della trazione napoletana.