Nasco in purezza
Quando abbiamo recensito l’Iselis rosso (leggete in questa pagina la nostra recensione) abbiamo posto particolare attenzione a questa azienda che porta gloria ai vini della Sardegna con una particolarità: possiede solamente vitigni autoctoni sardi da cui ricava vini molto apprezzati che esprimono veramente il meglio di quella terra. Merito primordiale di Antonio Argiolas che già dai primi del ‘900 ebbe l’intuizione di impiantare solo vitigni storici. Oggi alla terza generazione Argiolas, diventata una Spa, ma di famiglia, dove se ufficialmente l’amministratore è Franco Argiolas in pratica il fratello Giuseppe lo affianca in tutto mentre i rispettivi figli ormai sempre più si fanno strada in azienda: Valentina marketing, il marito Elia Onnis direttore commerciale, Antonio dedicato alla campagna e Francesca alla finanza e programmazione.
(Valentina, Elia Onnis, Antonio e Francesca Argiolas)
Oggi gli ettari sono 300 di cui 230 vitati suddivisi in 5 tenute nel sud sardo: Serdiana, Sisini, Selegas Sa Tanca, Selegas Vigne Vecchie e Porto Pino con il maggior concentramento in comune di Selegas mentre la cantina è a Serdiana, dentro il paese. Si ricavano 2,5 milioni di bottiglie per il 35% per l’estero.
L’Iselis Nasco è al suo primo millesimo e sostituisce l’Iselis bianco, un Igt dove c’era anche Vermentino anche se in piccola quantità. Due parole sul Nasco, vitigno poco conosciuto ai più, tra i più antichi di Sardegna, il cui nome deriverebbe dal latino Muscus, muschio, per la caratteristica dell’uva appassita di odorare di fiori di prato e appunto di muschio. Sino alla fine dell’800 ebbe grande diffusione per l’apprezzato tenore zuccherino per cui era vinificato sempre per dare vini dolci. Argiolas, che tra l’altro si dedica molto alla sperimentazione, per primo ha voluto provare questa versione secca.
(Viti di Nasco)
Proviene dalla tenuta Serdiana, ad appena un chilometro dalla cantina. Vendemmiato a mano nelle prime ore mattiniere a settembre, contrariamente alle versioni dolci le cui uve si raccolgono ad ottobre, da viti in terreni provenienti da sedimenti calcarei-marnosi, allevate a guyot col sistema della lotta integrata. Macerazione a freddo, pressatura soffice, decantazione naturale, fermentazione a temperatura controllata, affinamento sulle fecce fini per circa 60 giorni. Il 5% del mosto fermenta e si affina su piccoli fusti di rovere francese di secondo passaggio; non fa malolattica. Come da disciplinare è messo in vendita a luglio.
Versato nel calice il colore è giallo tendente al dorato. Particolare ed interessante l’olfatto: pochissima frutta, gialla, e sentori più vegetali: paglia, fiori di campo. Si distingue nettamente. Anche in bocca ha una sua spiccata personalità: secco ma con un susseguirsi di amarognolo e di appena dolce. Morbido, di robusta struttura, buona vena acida, molto lungo, con un tenore alcolico di 14,5° che si fa strada alla fine. Vi sfido a trovarne uno simile. Nella sua diversità affascina e piace.
Per abbinarlo, come bianco avete l’imbarazzo della scelta: da aperitivo o per accompagnarlo ai prodotti del mare, qualsiasi siano, ad una ratatouille di ortaggi, a delle scaloppine al limone, ad un pecorino, non per forza sardo. Sono 40 mila le bottiglie ad un prezzo in enoteca di 12 euro.
Argiolas Via Roma 28
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Recensioni Rubrica a cura di Salvo Giusino |