Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 75 del 21/08/2008

VIVERE DI VINO Enologo per vocazione

20 Agosto 2008
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    VIVERE DI VINO

Tonino Guzzo, wine maker in Sicilia e non solo, racconta i suoi inizi e le sue esperienze. “In Sicilia i guzzo_tonino75.jpggrandi marchi sono pieni di sé. Manca il coraggio per osare di più”

Enologo
per vocazione

Che da grande avrebbe fatto l’enologo, o comunque che la sua vita sarebbe stata «vocata» al vino, l’ha deciso a tredici anni. Era la fine degli anni Settanta quando Tonino Guzzo decise di lasciare Aragona e iscriversi alla Scuola Enologica di Alba.

«Anni bellissimi – ricorda Guzzo che adesso ha 43 anni -, studiavo con passione quello che mi piaceva». Un po’ la faccia del primo della classe Guzzo ce l’ha e d’altra parte non è un caso che decine di aziende, in Sicilia ma anche oltre lo Stretto, chiedano la sua consulenza chiamandolo direttamente ad Aragona dove ha deciso di tornare a vivere, dopo 18 vendemmie di fila a Regaleali nell’azienda dei Tasca d’Almerita. Tanto per capire il personaggio, Guzzo è uno che per stabilire il momento giusto per la vendemmia va in giro per le vigne ad assaggiare gli acini, uno per uno, e a spostare le foglie che coprono i grappoli.

Si parla di crisi del vino. Ma in Italia molti imprenditori, anche non del settore, continuano ad investire. Perché?
«Non saprei. So però che il mio lavoro viene complicato se mi trovo davanti a un imprenditore che non ha ben chiaro in mente il progetto da realizzare e i propri obiettivi. C’è chi comincia e poi si demoralizza e decide di non andare avanti. Per questo da parte mia è necessario scegliere la gente con cui lavorare. Bisogna trovare l’imprenditore, la voglia, il territorio giusti».

E quali sono gli obiettivi giusti?
«Serve coraggio, determinazione. Il valore delle idee è importantissimo. Ma il valore assoluto deve essere la qualità massima ma anche quello di tracciare strade nuove».

C’è un territorio in cui si esprime meglio?
«È importante partire senza preconcetti. Ho messo da parte le analisi, non che non siano importanti, ma il mio palato è meglio. Nel periodo di vendemmia lavoro 16 ore al giorno e percorro migliaia di chilometri in due mesi».

Ci dice la sua sulla Sicilia del vino?
«Vedo i grandi marchi pieni di sé. I loro standard qualitativi si sono molto abbassati. Però ho apprezzato moltissimo il Regaleali bianco, vino base molto buono».

E sui rossi?
«Troppa omologazione».

Doc Sicilia. Cosa pensa della proposta di Assovini?
«Una grande cosa. Così si può evitare di finire in pasto agli avvoltoi. Ma, una volta creata, dovremo poi essere bravi a gestirla».

Progetti per il futuro?
«Mi piacerebbe fare qualcosa sull’Etna. Ma non ho ancora trovato la persona giusta. Ho nel cassetto anche un progetto sul Cerasuolo, che trovo abbia ancora molto da dire».

Marco Volpe