(Michela Giuffrida)
da Milano, Michele Pizzillo
C’è troppo spreco di cibo. E c’è anche un errato utilizzo del cibo disponibile sul pianeta. Lo dicono tutti, a tutti i livelli istituzionali.
Probabilmente sono pochi coloro che fanno qualcosa di concreto perché si arrivi ad una distribuzione equa degli alimenti disponibili, così da evitare la sotto-nutrizione da una parte e l’obesità dall’altra. Un piccolo esempio di biodiversità e sostenibilità, attraverso l’utilizzo delle materie prime disponibili, si è avuto presso il Cluster BioMediterraneo di Expo 2015 in occasione della visita della Commissione del Parlamento Europeo Agricoltura e Sviluppo Rurale (Agri) voluta dell’europarlamentare Michela Giuffrida che ha condotto i 35 eurodeputati alla “scoperta” di un’area dove si è sviluppata la civiltà ma, purtroppo, adesso al centro di tragedie e di una guerra di cui non si vedono ancora spiragli di soluzioni positivi.
I responsabile unico del cluster, Dario Cartabellotta, ha organizzato uno showcooking di alcuni piatti tipici tunisini; poi ha fatto servire un menù a base di pesce povero che nello stesso tempo fa capire cosa rappresenta il Mediterraneo per il mondo e come si può fare una concreta politica di sostenibilità. I quattro piatti degustati dagli europarlamentari rappresentanti dei 28 paesi membri dell’Unione Europa, sono la pasta con l’alaccia (che è una specie di sardina), polpette di pesce azzurro con pistacchi e pinoli, sciabola (cioè la spatola) con le cipolle, cartoccio di calamaro fritto. Una delizia, a basso costo e ad impatto ambientale praticamente pari a zero.
A questo punto non si può non essere d’accordo con la Giuffrida quando afferma che “ho fortemente voluto questa visita perché sono convinta che lo spirito vero Mediterraneo che deve esprimere la Commissione Agricoltura, in un momento in cui si parla tanto di Dieta Mediterranea, sia incarnato in questo Padiglione. In un pianeta dove non c’è cibo per tutti, l’obiettivo deve essere quello di evitare gli sprechi e ridistribuire le risorse del pianeta. Il cibo dunque deve essere riconosciuto come diritto di ogni uomo”.
Una scommessa che ha sortito gli effetti sperati. Visto che il presidente della commissione Agri, Czeslaw Adam Siekierski ha aggiunto: “Sappiamo che in Italia c’è una grande diversità di tradizioni alimentari da una regione all’altra, questo è un grande valore non solo per quanto riguarda l’alimentazione ma è anche un grande valore culturale”.
Èchiaro, a questo punto, come il cibo, sia uno straordinario strumento di pace: basta saperlo utilizzare. Perciò “attorno al Mediterraneo dobbiamo creare un sistema di sostegno per farlo tornare ad essere il cuore del mondo, perché ci sono tutti i presupposto per farlo ed anche in tempi brevi – sottolinea Michela Giuffrida -. In questo modo possiamo difendere le nostre tipicità agroalimentari, superando le nostre incapacità di inserirci sui mercati mondiali con queste eccellenze”.
Eccellenze che in molti casi sono veramente uniche e, quindi, non riproponibili in altre parti del globo. Un esempio è quello che fa Cartabellotta: “I romani pescavano 140 varietà di pesce; oggi se ne pescano 40, ma se ne consumano 10”. Perché? Semplice la risposta: per pigrizia ma, anche, per seguire i dettami della moda”. “E no. Dobbiamo fare qualcosa perché possiamo essere ecosostenibili senza fare grandi sforzi. Basta un po’ di volontà e di rispetto per la natura”, conclude la Giuffrida.