(Francesco Ye)
di Geraldine Pedrotti
Quello cinese non è un mercato saturo, anzi. Ci sono grosse fette non ancora conquistate in cui l’Italia può farla da padrone, dal vino ai formaggi, dall’aceto balsamico all’olio d’oliva.
L’importante è offrire un’immagine di qualità e prodotti salutari. Parola di Francesco Ye, uno dei massimi esperti cinesi del mondo dell’enogastronomia italiana e general manager di “Taste Italy!”, società di Shangai che promuove vino e prodotti agroalimentari italiani in Cina e che assiste sia le aziende e i consorzi che vogliono sbarcare sul mercato cinese.
Francesco Ye, nome italiano e una conoscenza decennale della lingua e dei costumi nostrani, ha accompagnato in queste settimane la delegazione del principale magazine di lifestyle cinese, The Bund, in visita tra Piemonte, Toscana e Sicilia per conoscere le eccellenze del Made in Italy, a cui saranno dedicati tre numeri della rivista in uscita il prossimo mese.
“L’Italia ha ancora tanto da offrire alla Cina – spiega Ye – nonostante questo sia un paese verso cui l’export si è consolidato da anni, sono tantissime le fette di mercato libere che le imprese italiane possono conquistare”.
Nel vino, ovviamente, le maggiori prospettive. “Attualmente il mercato è polarizzato: da un lato le etichette del lusso, dall’altro i vini estremamente economici. La fascia media resta scoperta, che poi è quella richiesta dai giovani, i maggiori consumatori di vino e quelli che mostrano più interesse verso il settore. I distributori, quindi, si stanno orientando proprio su prodotti di questa fascia nella ricerca dei brand da importare. Qui l’Italia deve inserirsi sempre di più, per conquistare quella categoria di consumatori cinesi che negli ultimi anni si sono appassionati al vino, ma non vogliono spendere cifre esorbitanti per berlo”.
Ma non è solo il vino l’unica eccellenza che l’Italia può offrire. “In Cina arriverà anche l’olio d’oliva, è solo questione di tempo – continua Ye – ormai i cinesi hanno opportunità di viaggiare e assaggiare la cucina mediterranea, a casa iniziano a preparare piatti occidentali e per farlo cercano ingredienti come olio o aceto balsamico. Per adesso nei supermercati cinesi si trova solo olio di bassissimo livello, con un buon rapporto qualità prezzo l’olio italiano potrebbe avere presto grandi spazi”.
Elemento su cui puntare per conquistare la Cina, secondo Ye, è offrire ai consumatori prodotti che facciano bene alla salute. “L’inquinamento ha avvelenato tutto, i cinesi per esempio non bevono più il latte per paura delle contaminazioni – racconta Ye – cercano prodotti sani, che facciano bene alla salute, e questo è l’aspetto su cui l’Italia può puntare con le sue eccellenze”.