Antonio Currò, sommelier de Al Duomo nella cittadina jonica racconta i suoi nuovi progetti. E sui gusti degli stranieri…
di Francesca Landolina
Antonio Currò, sommelier e delegato Ais di Taormina avvia una nuova collaborazione al ristorante Al Duomo di Taormina.
In cantiere, insieme al patron del locale Enrico Briguglio, presidente de Le Soste di Ulisse, ha nuovi progetti, tra i quali l'Etna-TaoWine per la valorizzazione dei vini dell’Etna. Ma anche tanto spazio alla formazione. Già tredici ragazzi lo stanno seguendo per avere le conoscenze necessarie a svolgere il lavoro di sommelier. Racconta Currò: “Sono al Duomo da pochissimo, ma sono stato al fianco di Enrico Briguglio per 5 anni al ristorante Casa Grugno. Ho fatto per tre anni esperienza in altri ristoranti di elevata qualità tra Ragusa Ibla, Sciacca e la stessa Taormina. E adesso si parte con un nuovo progetto: portare l’Etna a Taormina con Etna-TaoWine”. Currò spiega: “Qui abbiamo circa 10.000 presenze turistiche tra giugno e settembre, per cui si è pensato di far sì che le persone che arrivano non abbiano necessariamente il bisogno di andare sull’Etna per conoscere quel territorio e i suoi vini”. In pratica saranno coinvolte circa 10 cantine etnee e saranno presentati a turisti selezionati ogni settimana vini diversi con degustazioni guidate dallo stesso Currò che vedranno anche la partecipazione di enologi e produttori. Ai partecipanti che giungono da ogni Paese del mondo sarà consegnata una scheda da compilare per raccogliere i loro feedback sui vini. Alla fine tutte le loro impressioni saranno girate alle aziende, così da permettere loro di conoscere il gusto internazionale e farne tesoro.
Ai vini saranno abbinati vari finger food. La chiacchierata con Currò è utile anche per capire cosa bevono i turisti che arrivano a Taormina da varie parti del mondo. “Quelli dell’Europa dell'est amano vini robusti con una certa persistenza. Poi ci sono i consumatori britannici e statunitensi, che cercano insieme struttura ed eleganza; apprezzano anche vini siciliani con simili caratteristiche, per esempio i Nero d’Avola della Val di Noto o il Cerasuolo di Vittoria, riconoscibile per eleganza, pulizia e nitidezza aromatica. Poi altri vini amati sono i francesi della Borgogna e quelli dell’Etna”. Già, l'Etna, che per Curró fortunatamente non è una moda perchè viene richiesta “perché si apprezza. Verso i vini etnei c’è consapevolezza. Ci sono molti stranieri che mi chiedono Nerello Mascalese, mostrando di avere una conoscenza precisa di vitigni e cantine. E vogliono assaggiare nuove annate. Tutto ciò è sintomatico del fatto che c’è una voglia di riscoprire i nostri vitigni. I rossi sono tra i più noti, mentre i bianchi stanno cominciando a conoscersi”.
Oggi tra i locali va in voga molto il vino al calice ma per il sommelier questa tendenza “ha portato, talvolta, ad una sorta di appiattimento nella vendita dei vini. Si tende ad aprire vini piacioni che non trasmettono cultura né territorio. Noi abbiamo pensato di offrire al bicchiere una gamma, selezionata, di 10 bianchi, 10 rossi e 5 rosati per dire al cliente che l'offerta deve essere articolata e non limitata”. “Al Duomo – conclude Currò – voglio portare un po' il mio approccio. Intanto privo di pregiudizi. Ritengo che ogni vino ha la sua giusta collocazione nella tavola. Non ci sono cantine migliori di altre. Con il progetto Etna Tao-Wine per esempio siamo entusiasti di intraprendere un cammino di crescita insieme a 10 cantine etnee ma rimaniamo disponibili a nuovi progetti per far conoscere e per promuovere la Sicilia del vino, integralmente”.