Con un aumento del 3 per cento l’agroalimentare vola verso un nuovo record nel 2015 e traina la ripresa dell’interno Made in Italy all’estero.
È quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi al primo bimestre del 2015. Nonostante la congiuntura sfavorevole in alcuni Paesi come la Russia dove dall’agosto vige l’embargo, l’agroalimentare italiano all’estero è in ulteriore crescita rispetto ai valori massimi fatti registrare nel 2014 con un valore di 34,3 miliardi. I 2/3 del fatturato realizzato all’estero si ottiene con l’esportazione di prodotti agroalimentari verso i paesi dell’Unione Europea ma il Made in Italy va forte anche nelle Americhe e nei mercati emergenti come quelli asiatici. Il prodotto Made in Italy più esportato è il vino, ma rilevanti sono anche le spedizioni all’estero di ortofrutta, quelle di pasta e di olio di oliva.
“Con questi risultati sul commercio estero l’agroalimentare si conferma una leva competitiva determinante per far uscire l’Italia dalla crisi. Ma – sottolinea la Coldiretti – all’estero il vero nemico sono le imitazioni low cost dei cibi nazionali che non hanno alcun legame con il sistema produttivo del Paese. L’agropirateria internazionale sui prodotti italiani – conclude la Coldiretti – vale 60 miliardi con quasi due prodotti alimentari di tipo italiano su tre che sono falsi, dal Chianti californiano alla soppressata calabrese, dai pomodori San Marzano fino al Prisecco, dal Crotonese alla mortadella Bolognama anche il Parmesan la cui produzione nel mondo ha superato quella del Grana Padano e del Parmigiano Reggiano”.