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L'azienda

Fazio, avanti tutta con i bianchi autoctoni

25 Aprile 2015
alvisini alvisini

 


(Bruno Alvisini, direttore generale di Fazio)

Fazio punta ai grandi bianchi autoctoni siciliani per divenire un punto di riferimento all’estero e, soprattutto, in Giappone.  La strategia commerciale, avviata da qualche anno, può vantare, sentendo gli stessi produttori, risultati soddisfacenti. 

Adesso però la volontà della cantina è quella di conquistare un’immagine bianchista all’estero, per far conoscere quella Sicilia del vino che va oltre il Nero d’Avola e che nulla ha da invidiare ad altri territori del vino. Nel resto d'Italia come all'estero.

“Fazio è nata venti anni fa con un vino bianco dai risultati inaspettati e sorprendenti: il Müller Thurgau, e si è fatta conoscere per i vitigni internazionali, ma da circa tre anni abbiamo iniziato un rinnovamento totale del portafoglio vini, puntando decisamente sui grandi bianchi autoctoni siciliani”, spiega Bruno Alvisini che dell'azienda di Erice è il direttore generale.

L'azienda puó contare su 120 ettari di vigne di proprietà e 180 ettari da conferitori che ricadono tutti nella Doc Erice e che vanno dai 300 ai 600 metri di altitudine, con suoli adatti per esaltare le potenzialità di vitigni come Grillo, Catarratto, Inzolia e Moscato. 

“Oggi vogliamo puntare alla Sicilia più autentica, scommettere su questi vitigni, con i quali divenire un punto di riferimento all'estero. E in quest’ottica, stiamo concentrando la nostra attenzione, in particolare, sui mercati giapponesi e cinesi. Nel mercato giapponese – prosegue – abbiamo concluso un accordo con una grandissima catena di distribuzione che ha 17 mila punti vendita e produrremo per loro due etichette, un bianco e un rosso. In questo paese abbiamo poi un importatore che sta impostando un lavoro qualificato nel settore della ristorazione, soprattutto quella delle grandi aree urbane. Ed lì che destineremo i bianchi”. 

E i rossi autoctoni? “Ovviamente non mancherà il Nero d'Avola – precisa – che nelle nostre zone ha pure caratteristiche estremamente particolari, ma sarà volutamente secondario rispetto ai bianchi”. 


La scelta commerciale è in linea con le richieste del mercato estero, sempre più desideroso di conoscere un’altra Sicilia, secondo il direttore generale. “Il vino siciliano più conosciuto al mondo è senza dubbio il Nero d'Avola, pochissimi però conoscono i vitigni a bacca bianca. I grandi bianchi siciliani hanno invece grandi potenzialità. E noi vogliamo che all’estero se ne scoprano le qualità”. Non preoccupa la supremazia francese affermata nel mondo. “È chiaro che il mercato dei bianchi oggi è dominato dai francesi – conclude Alvisini – ma la Sicilia ha le carte in regola per fare bene. Il suo patrimonio vitivinicolo deve essere reso fruibile in tutto il mondo. Noi crediamo sia possibile conquistare spazi importanti per i vini di qualità con i bianchi siciliani da uve autoctone”. 

Francesca Landolina