(Gianni Cantele, presidente della Coldiretti Puglia)
da Bari, Annalucia Galeone
La Xylella fastidiosa, dopo essersi diffusa in Puglia ironia della sorte ha raggiunto anche la Francia. I cugini d'oltralpe nonostante l'embargo di 102 tipologie tra frutta e verdure di provenienza italiana hanno ricevuto la visita del temibile batterio tramite una pianta di caffè arrivata dal Sudamerica attraverso l'Olanda.
Con Gianni Cantele, presidente della Coldiretti Puglia, facciamo il punto della situazione.
Da dove ha origine e come si diffonde la Xylella?
“La Xylella fastidiosa sta purtroppo diventando un nome tristemente popolare a causa dei gravi problemi che sta arrecando all’olivicoltura del Salento. È un batterio da quarantena, cioè un microrganismo dalla biologia così complessa che rende molto difficile la sua eradicazione. Una volta entrato nella pianta ospite, vive e si moltiplica nei vasi che portano la linfa discendente, intasandoli progressivamente e determinando il disseccamento delle foglie e dei rami, a volte con sorprendente velocità”.
Le misure adottate sino a questo momento dai vari enti (governo, regione e via dicendo), erano la scelta giusta o vi erano delle alternative?
“Il ceppo che è stato identificato in Puglia nell'ottobre del 2013, è stato isolato in precedenza in Costarica. Considerando che questo paese del centro America è uno dei principali esportatori verso l’Unione Europea di numerose specie di piante ornamentali, è facile pensare che il batterio sia arrivato in Italia proprio attraverso l'introduzione di materiale vegetale infetto. Negli ultimi mesi sono state rintracciate alcuni lotti di piante di caffè ornamentale che presentavano contaminazione da Xylella. Il quadro è completato dalla presenza sul nostro territorio di un insetto vettore, Philenius spumarius, volgarmente detto sputacchina, che da insetto assolutamente innocuo si è trasformato in un killer infallibile, trasportando nel proprio apparato boccale colonie di batteri prelevate nutrendosi su piante infette e poi passandole a piante sane”.
Quali sono le iniziative della Coldiretti alla luce dell'embargo francese e dell'intervento del ministro Martina?
“Non posso non segnalare che la reazione delle autorità preposte non ha brillato per rapidità. È vero che non avendo riferimenti precedenti in Europa, la ricerca ha richiesto tempo per giungere ad una sufficiente conoscenza del problema, ma molto di più si sarebbe potuto fare attraverso decisioni politiche più coraggiose e coerenti, prima fra tutte la dichiarazione di obbligatorietà delle linee guida ( potature, lavorazione del terreno) e la dichiarazione dello stato di emergenza con la nomina di un commissario straordinario, cose chieste da Coldiretti Puglia con grande insistenza fin dall'inizio della crisi. Questi ritardi hanno portato in pochi mesi a quintuplicare le superfici olivetate interessate dal problema. In ogni caso, non è utile pensare al latte versato. Abbiamo tutti la responsabilità di fare il massimo per fermare l'avanzata del contagio, oggi presente fino ad Oria in provincia di Brindisi, e per mettere in pratica la lotta al vettore. La tempestività in questo momento della stagione è essenziale per non dover ricorrere a soluzioni più pesanti per l'impatto ambientale”.
Ritiene sia compromessa l'immagine della produzione olivicola e non solo pugliese?
“La reazione francese, che pone un divieto di importazione di molte delle specie ritenute sensibili alla infezione, è un atto gravissimo da parte di un paese membro rispetto a decisioni che possono passare solo da un vaglio comunitario. Questa azione sconsiderata rischia di provocare disaffezione e diffidenza, anche verso prodotti che con la batteriosi non hanno alcuna relazione e questo sarebbe un ulteriore danno economico per le imprese pugliesi. Certo è che un atteggiamento più risoluto e meno ondivago della nostra Regione, avrebbe dato adito a meno dubbi da parte dei nostri partner europei”.
Quale sarà l'epilogo di questa triste vicenda e quali sono le misure da adottare in futuro per tutelare gli alberi di ulivo patrimonio non solo agricolo ma anche culturale?
“La comunicazione, se non ben gestita, rischia di avere delle ricadute negative sulla popolarità dell'olio Extravergine salentino e del territorio. Per questo non mi stanco mai di ripetere che il problema causato dalla Xylella fastidiosa riguarda purtroppo la capacità produttiva delle piante e la loro stessa vita. Ma non incide sulla qualità organolettica e sulla sicurezza alimentare. E il nostro Salento resta una meravigliosa terra di cultura agricola, enogastronomia, arte, storia e paesaggi incantevoli. Avere a che fare con un organismo da quarantena è un grosso guaio, che verosimilmente ci porteremo per lungo tempo. Altre esperienze in giro per il mondo, ci insegnano che, se ben gestite, si può riuscire a convivere con le batteriosi. Questa potrebbe essere una delle strade percorribili. Ma urge mettere in campo da parte di tutti i cittadini un rinnovato senso civico, comprendere l'importanza di comportamenti virtuosi che non mettano a rischio la buona riuscita delle misure di contenimento. Certamente riponiamo grande fiducia e speranza nei risultati della ricerca, mirata alla messa a punto di protocolli agronomici atti alla prevenzione, di metodi di analisi rapida per la determinazione del batterio nelle piante e alla cura delle piante malate”.