Xylella, il killer degli ulivi che sta colpendo il Salento, è una minaccia sempre più reale per la Puglia, che con oltre 377 mila ettari di terreno coltivati a olivi, è la prima regione olivicola in termini di superficie, con una produzione di oltre 11 milioni di quintali di olive all'anno.
Con la primavera si teme che il batterio possa diffondersi anche nel resto d’Italia e nel Mediterraneo. Per conoscere un po’ più da vicino la situazione, ci siamo rivolti alla giornalista leccese Daniela Pastore de La Gazzetta del Mezzogiorno che segue le vicende legate al batterio killer degli ulivi ormai da tempo, informando quasi quotidianamente i lettori su cosa si sta facendo e come vanno le cose.
Qual è la situazione attuale nel Salento?
“I casi positivi riscontrati durante i controlli sono il 10 per cento delle piante monitorate. Si stima che gli alberi malati siano quindi un milione, solo in provincia di Lecce. Questo non significa che stiano morendo tutti, alcuni sono nello stato iniziale, con le cime bruciate. Il problema però si può accentuare con l’arrivo della primavera, perché il batterio di Xylella Fastidiosa non è sporigeno, ma si trasmette attraverso insetti vettori, in particolare quelli della famiglia delle Cicadellidae, che si nutrono succhiando dai vasi linfatici delle piante grazie a un apparato boccale. Nutrendosi da una pianta infetta trasmettono poi il batterio a una pianta sana. Nel caso specifico della Xylella che ha colpito gli olivi pugliesi, l'insetto vettore è la Philaenus spumarius, nota come sputacchina. In questo momento la sputacchina è avvolta in una schiuma e sta sull’erba, ma a maggio le verranno fuori le ali e spiccherà il volo su alberi di ulivo, andrà a succhiare la linfa dalle foglie e potrà passare dagli alberi malati a quelli sani”.
E attualmente Xylella è solo presente nel Salento?
“Che sia in Salento è una realtà ormai. Xilella c’è, purtroppo. È stata verificata da laboratori accreditati, dal comitato tecnico scientifico nazionale, da 200 scienziati, provenienti da tutto il mondo, che sono stati a Gallipoli per un convegno. È la prima volta che ufficialmente viene trovata Xylella fastidiosa in Europa, un patogeno da quarantena molto temuto, appartenente alla lista A1. Un batterio pericoloso perché ha già distrutto i vigneti della California, gli agrumi del Brasile e quindi fa scattare automaticamente delle misure di contenimento ed eradicazione”.
Di fatto come si interverrà, prima che si diffonda?
Intanto c’è da dire che, purtroppo, non esiste ancora una cura contro Xylella. Non potendo agire sul batterio si deve agire sul vettore, sugli insetti che lo diffondono. Stando al Piano di interventi messo a punto dal Commissario Giuseppe Silletti per contrastare la Xylella, avallato dalla Commissione europea, si potrà intervenire attraverso due modi: il primo va ad agire sugli insetti vettori con le buone pratiche d’agricoltura, che consistono in potatura, erpicatura, sfalcio dell’erba. Da maggio in poi si aggiungeranno trattamenti insetticidi, non erbicidi. Il secondo intervento purtroppo prevede l’abbattimento delle piante infette. Quest’ultimo sta creando forti resistenze, ma la stragrande maggioranza degli olivicoltori è disposta a sostenere l’azione. Non c’è ottimismo da parte loro e gli stessi riconoscono come necessario ridurre il serbatoio del batterio: il solo modo per evitare che siano messi a rischio gli alberi sani, ad oggi il 90 per cento”.
(La giornalista Daniela Pastore)
Quanti alberi si dovrebbero abbattere e dove?
“Secondo il Piano, si vorrebbe intervenire sul focolaio di Oria nel brindisino, il più a nord, abbattendo circa 8 alberi, per poi scendere a sud nella provincia di Lecce. Poi c’è una seconda fascia di intervento di 15 chilometri nell'area compresa tra l'Adriatico e lo Ionio. Non si farà piazza pulita, ma si intende eliminare solo le piante infette. Il Ministro ha fatto una stima, e in tutto, sono circa venti o trenta mila le piante da eradicare. In una nota, Siletti ha ricordato che lo scorso anno per normali pratiche agronomiche sono stati eradicati 17 mila ulivi, l’anno precedente ancora 24 mila. Non pare ci siano purtroppo soluzioni alternative”.
Quali sono i rischi per le regioni del Mediterraneo vicine?
“Il rischio è così concreto che basta pensare alle precauzioni della Francia: non ha aspettato le decisioni europee e ha dato via all’embargo: 102 specie pugliesi sono state bandite dai transalpini, trasformando di fatto, la Puglia in un Paese extracomunitario. Tra queste, oltre l'ulivo, il mandorlo, il ciliegio, la quercia, l’oleandro”.
Come si muove il batterio?
“In due modi. L’insetto fa cento metri, non di più, quindi il contagio può avvenire col suo volo da albero ad albero. Altrimenti, può verificarsi su lunghe distanze attraverso la movimentazione delle piante. Probabilmente in Salento è arrivato da una partita di piante infette partite dalla Costa Rica. Non è detto quindi che siano le regioni più vicine quelle a rischio”.
Il Piano, con gli abbattimenti inclusi, potrebbe risolvere il problema?
“Non si può dire. Gli addetti ai lavori pensano che si ridurrà il potenziale di infezione. Se Xylella si lascia libera di andare dove e quando vuole, la situazione potrebbe però farsi molto pericolosa. Le maggiori associazioni agricole, da Coldiretti a Cia, pensano che bisogna intervenire in maniera soft, senza fare stragi, ma che non si può perdere altro tempo. È trascorso un anno già e bisogna stemperare l’allarmismo, cresciuto anche a causa dell’inazione”.
F.L.