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Il caso

Vivit, folla di pubblico e vignaioli contenti. Dettori: il successo? Siamo una famiglia

03 Aprile 2015
vivit vivit

Il produttore sardo racconta com'è andata al padiglione 12. “Nel 2016 andremo anche al ProWein”

Ventidue, venticinque marzo 2015. C’era Vinitaly. E poi c’era Vivit (Vigne Vignaioli Terroir), al Padiglione 12. Sul primo, tanto rumore e non pochi malcontenti. Sul secondo invece stupore. Tanto stupore.

Anche quest’anno infatti c’è stata molta folla al Vivit, organizzato da Vinitaly in collaborazione con l’associazione Vi.Te, che ha riunito ben 128 produttori e i loro vini, provenienti da tutto il mondo, con l’Italia che ha fatto la parte del leone. Ci siamo stati anche noi e abbiamo respirato un’aria di festa sia tra i vignaioli che tra il pubblico, formato da appassionati e anche da molti addetti ai lavori. Un contesto più informale rispetto al resto dei padiglioni di Verona Fiere, e forse questo , a detta degli stessi produttori di vino, potrebbe essere una delle chiavi del successo.

Ce ne parla Alessandro Dettori, produttore sardo di Tenute Dettori: “Vivit esiste grazie al lavoro volontario di quattro persone, Elisabetta Foradori (Foradori Vini), Elena Pantaleoni (La Stoppa), Beppe Ferrua (Fabbrica di San Martino) e Silvio Messana (Messana Vini), che fin dall’inizio si sono impegnate, volontariamente, per dare rilevanza al vino artigianale, creando l’associazione Vi.Te. Quest’anno, la quarta edizione ha innescato un via vai di gente, che fa ancora parlare. Siamo tutti molto contenti – prosegue – a parte qualche sbavatura dovuta alla presenta di visitatori di coda, ovvero semplici accompagnatori poco interessati e ad alcuni problemi logistici. Ma su questo punto i malcontenti riguardano un po’ tutta la Fiera. Nel complesso però, verso Verona, subito dopo ProWein, non ci si aspettava tanta affluenza. Sono venuti tutti, invece. Anche i clienti che avevamo visto poco prima in Germania, in quell’altro contesto dall’efficienza disarmante”.

(Alessandro Dettori)

Ma tanta affluenza perché? “Al Vivit probabilmente c’era più del solito – spiega il produttore –  E questo ha stupito. C’era coinvolgimento, voglia di condividere il proprio lavoro e senso di appartenenza ad un nuovo modo di concepire il vino. Quello fuori dai soliti schemi, quello che è diverso, tipico, responsabile. Al Padiglione 12 eravamo tutti amici e non suddivisi per regioni. Non c’era il diverso tra noi. Ma una sola grande famiglia di vignaioli uniti dalla passione per la propria terra e per quel vino che la sa esprimere. Forse proprio questo è stato disarmante per i visitatori: l’essere accolti in un contesto in cui ritrovarsi con piacere”.

A guidare le passeggiate tra i banchetti del Vivit, sono stati l’istinto e la voglia di appartenenza. A tal punto che poteva accadere che a parlare di un vignaiolo e dei suoi vini fossero gli stessi importatori. Lo racconta proprio Dettori. “Bellissimo assistere ad un certo punto ad una scena: due dei miei importatori raccontavano ad un terzo potenziale di origini canadese i miei vini al posto mio. Credo che questo possa capitare solo nel contesto del Vivit”.
Prova, forse, del fatto che al Padiglione 12 non c’erano tribù, né sottoinsiemi. E questo è stato percepito da tutti, consumatori e importatori, a caccia di un vino capace di esprimere territorio e unicità. Fuori dagli stereotipi, dai riflettori, da gusti consueti, c’era un piccolo mondo in fermento. Che sia questo il futuro del vino? Di certo c’è che la quarta edizione di Vivit ha avuto successo, così come viene raccontato.

“Non dimentichiamo – aggiunge Dettori – che oggi i consumatori sono attenti al senso etico. Ecco perché si è sensibili verso il lavoro di vignaioli che producono con grande senso di responsabilità la terra”.
Buona, quindi, anzi molto buona la quarta edizione e adesso si comincia a lavorare al futuro. Probabilmente, una selezione di produttori di Vi.Te. sarà presente al prossimo ProWein. Ma il gruppo direttivo della vivace associazione ha in mente grandi cose. Innanzitutto si dovrà lavorare per migliorare la qualità di Vivit, i servizi, la visibilità al prossimo Vinitaly. O almeno questo è ciò che si spera, considerata l’affluenza di quest’anno. In ballo c’è la voglia di rappresentare un mondo, tutto vino, che è cercato, voluto, da tutti.

Francesca Landolina