Zibibbo secco IGP Terre Siciliane.
Delle aziende antichissime in genere si conosce una data di origine abbastanza vaga. Non è il caso di Serramarrocco che è documentata risalire al 1624 con Don Giovanni Antonio Marrocco y Orioles che per i suoi meriti Filippo IV di Spagna fece Barone.
Erano migliaia di ettari con tanti vigneti che producevano i vini per la Real Corte di Sicilia. Facciamo ora un salto di quasi 4 secoli e arriviamo all’anno 2000 quando, dopo spartizioni ereditarie, vendite e riforma agraria, l’azienda è ridotta a 55 ettari in comune di Fulgatore che arrivano a Marco di Serramarrocco come eredità da suo padre Marcello, famoso giornalista del Corriere della Sera. In realtà l’azienda è in comproprietà col fratello Massimiliano, ma questi continua a fare il medico chirurgo.
(Marco Di Serramarrocco)
Marco aveva intrapreso altra carriera laureandosi in Giurisprudenza a Cambridge e lavorando in importanti società straniere, ma quell’anno capì che la sua missione fosse riprendere queste campagne ormai trascurate, rilanciarle e dedicarsi con passione all’agricoltura, ma di grande qualità. E visto che i suoi terreni erano sempre dediti e vocati ai vigneti, decise che doveva fare vino, quello buono.
Parcellizza la proprietà, ne studia le caratteristiche e impianta a spalliera Perricone o Pignatello, come ama chiamarlo, Nero d’Avola, Cabernet Franc e Sauvignon, Zibibbo, Grillo, il tutto allevato a Guyot doppio, quello di tipo bordolese, a sesti molto fitti, tanto da avere la maggior densità media di tutta la provincia: 7.143 per ettaro onde ottenere basse produzioni. Terreni a quote collinari fino ai 400 m argillosi-calcarei di medio impasto, abbastanza pietrosi. Gli ettari di vigneto sono 23 ma già sono in cantiere altri 11. Alimentato dai laghetti aziendali un impianto di soccorso che serve anche per la fertirrigazione.
Il resto è seminativo e lo sfalcio serve anche per concimare. I trattamenti ridotti al minimo, rame e zolfo, in genere 2 o 3 volte l’anno. La consulenza agronomica è di Giuseppe Pellegrino, l’enologo Nicola Centonze. La vigna di Serramarrocco fu la prima ad essere riconosciuta dalla Regione come Erice DOP, oggi è suddivisa in 5 crus. Fino ad oggi Marco non ha una cantina ma è in avanzata fase il progetto che dovrà ricostruire all’uopo gli esistenti ruderi. Attualmente le bottiglie sono 85.000 suddivise in 6 etichette.
(Vigna delle Quojane)
Di queste recensiamo il Quojane, uno zibibbo secco proveniente dall’omonimo cru che prende il nome dalle poiane che frequentano il territorio, che i contadini dialettalmente chiamavano appunto quojane. Dalla vigna di 5,85 ha l’uva è raccolta selezionandola a mano in piccole cassette quando non è ancora perfettamente matura per mantenerne l’acidità che rendendo più fresco il vino ne stempera la tendenza al dolce. Fermentazione termocontrollata e spontanea in vasche di cemento dove il vino riposa nelle fecce fini per 20 giorni, segue l’affinamento in acciaio per 5 mesi e per 3 in bottiglia.
Nel calice il colore è giallo paglierino quasi dorato. All’olfatto si avverte l’aromaticità dello zibibbo, ma in maniera calibrata non invadente, si sentono il miele, la frutta candita, l’albicocca, la susina gialla, il cedro in un cesto di fascino e piacevolezza. La bocca risulta piena, di densa struttura, dall’equilibrata sapidità e dalla dosata acidità; l’aromaticità arriva nel retrogusto che si evolve verso un finale addirittura quasi asprigno. Grande equilibrio e fascino di un vino secco e profumato.
Abbiniamolo ad un risotto ai crostacei, ad un calamaro grigliato, ad un polpo bollito. Sono 15.000 bottiglie che in enoteca si acquistano a 15 euro.
Barone di Serramarrocco |
Recensioni Rubrica a cura di Salvo Giusino |