IGT Ronchi Varesini Nebbiolo 70% e Croatina.
Questa Denominazione nasce nel 2005 e riguarda la provincia di Varese dove nell’antichità era diffusa la coltivazione della vite. Basti pensare che all’inizio del diciannovesimo secolo attorno al Lago Maggiore gli ettari a vigneto erano 10.000 e più. La fillossera prima, l’abbandono delle campagne dopo, fecero sì che l’uva e il vino diventassero marginali. Il merito di questa IGT spetta a Franco Berrini, l’amministratore di Cascina Piano.
Franco Berrini
Franco, un settantenne che faceva il dirigente industriale, nel 2000 va in pensione e per passione nonchè per non annoiarsi pensa di riattivare il poco più di mezzo ettaro che gli ha lasciato suo padre, si mette in società con Rosita Pizzi e Agostino Baranzini che vi aggiungono altri 2,5 ettari e con altri che ci mettono qualche soldino. Questa è la dimostrazione che si può cominciare con veramente poco per fare vino di qualità.
Franco intuisce che per affermarsi sul mercato è meglio avere un marchio riconosciuto e allora comincia a lottare e a coinvolgere gli altri piccolissimi produttori del varesotto, per cui, come è normale in questa nostra bella nazione, finalmente dopo 5 anni nasce l’IGT Ronchi Varesini. I ronchi nel linguaggio locale sono i terrazzamenti che nella zona collinare si rendono necessari per coltivare. Nel frattempo Berrini crea la piccola cantina in una vecchia cascina del nonno e si inizia un’avventura più che altro per divertimento. I vini sono buoni quindi piacciono e le 23.000 bottiglie vanno a ruba per cui si stanno acquistando altri terreni da impiantare per portare la superficie a 10 ettari.
i ronchi o terrazze
I vitigni sono recenti, tutti a guyot e coltivati in tradizionale anche se i trattamenti sono ridotti all’essenziale con la consulenza agronomica ed enologica di Giuseppe Zatti; terreni sabbiosi e morenici risultanti dal ritiro dei preistorici ghiacciai a quote sui m 250. I vini sono sette: 4 rossi, 2 bianchi ed un passito muffato; i vitigni: Nebbiolo, Croatina, Barbera, Vespolina, Merlot, Uva Rara, i bianchi Chardonnay, Bussanello e Trebbiano Toscano. Noi recensiamo l’Angliano 2010 che prende il nome antico di Angera ed è dell’annata ultima in commercio. Tutte le etichette rappresentano antichi affreschi Angeresi come a rafforzare lo stretto legame nonchè il grande amore per il territorio.
la Rocca di San Carlo Borromeo
L’Angliano fino al 2008 era il vino migliore poi sorpassato dal Primenebbie di solo Nebbiolo. Le viti crescono nella parte sommitale piana del vigneto di Angera. La Croatina è un vitigno autoctono che dà vini profumati ma di corpo leggero. La produzione di uva è ridotta per diradamenti e scelta dei grappoli; in cantina breve macerazione pre-fermentativa a freddo, fermentazione a temperatura controllata che normalmente avviene ad opera dei lieviti spontanei, solamente in condizioni difficili la fermentazione è avviata con inoculi selezionati, macerazione prolungata, affinamento in tonneaux da 500l per un anno e poi in bottiglia per ulteriori 3 anni almeno, solfiti in quantità molto ridotta.
Versato nel calice il colore è rubino classico. All’olfatto arrivano iniziali note cioccolattose, con pepe nero, liquirizia ed ardesia, poi con l’aria sopraggiunge la mora, il ribes nero, l’erba secca. Invitante, elegante ed austero, brilla per franchezza. Al gusto si rivela una buona struttura dove l’acidità è la fondazione ed i tannini i pilastri; armonico, appagante con un finale amarognolo lungo.
Per la sua armonia è facile da abbinare e lo consigliamo con un risotto ai funghi porcini, con peperoni stufati in tegame, salsiccia sfumata nel vino e per finire un provolone valpadano. Se ne son fatte 5.000 bottiglie che trovate nella zona, in cantina ed online. Prezzo 13 euro.
Cascina Piano sas |
Recensioni Rubrica a cura di Salvo Giusino |