Quando una scuola di agraria fa un eccellente vino.
C’è gente che prosaicamente, anzi poeticamente, dichiara di commuoversi bevendo un vino. A noi, devastati da una formazione tecnico-scientifica, non spunta la lacrima assaggiando anche il miglior vino al mondo. In compenso siamo sensibili quando dietro una buona bottiglia della bevanda di Bacco ci sia una bella storia, un’interessante avventura, si manifestino particolari difficoltà che si sono dovute superare.
Questo è il caso del vino che degustiamo anzi della particolare azienda che lo produce: un Istituto agrario di Messina. Infatti Cuppari è una scuola superiore agraria che nasce nel 1898 in un monastero benedettino del trecento acquistato dalla Provincia, che nel 2000 secondo le geniali iniziative italiane viene accorpato ad altri due di diverso indirizzo formando una sezione dell’Istituto di Istruzione Superiore G. Minutoli. Siamo in contrada San Placido-Calonerò, ad alcuni km a sud del centro di Messina, e come tutti gli istituti agrari che si rispettino, attorno allo splendido edificio storico ci sono alcuni ettari coltivati variamente che servono all’istruzione pratica degli allievi. Nel 1976 fu approvato il regolamento della DOC Faro, per cui l’Istituto pensò che era venuto il momento di trasformare il vigneto e farlo riconoscere come DOC.
La vera svolta nel 2005 in cui le viti furono estirpate e reimpiantate in maniera più moderna e razionale perchè era venuta l’idea che si potesse affiancare all’attività didattica quella commerciale creando un vino di grande respiro che risultasse da sprone per l’impegno scolastico. Questo progetto fu sposato con entusiasmo da Pietro G. La Tona che dal 2007 dirige l’intero Istituto.
Pietro La Tona e Salvatore Galletta
Artefici dell’ardito progetto sono Leopoldo Moleti, il vicepreside, Maurizio Costantino rispettivamente docente e insegnante tecnico di chimica e industrie agrarie mentre della coltivazione se ne occupa il docente Salvatore Galletta.
da sinistra Maurizio Costantino, Leopoldo Moleti e Nicola Centonze
L’aspetto più affascinante di questa avventura, resa difficile dalle pastoie burocratiche a cui è soggetta la scuola, è costituito dalla assidua partecipazione degli studenti a cominciare dal terzo anno che in campagna imparano ed agiscono sotto la guida dei docenti e di operatori esperti e nella nuova cantina dal 5° anno mettono mano alle operazioni di vinificazione. La vera festa è la vendemmia quando tutti i ragazzi sono coinvolti nella raccolta dell’uva, evento tanto ambito che gli studenti vi corrono ancor prima che cominci l’anno scolastico.
L’indirizzo agroalimentare e agroindustriale è in continua crescita e al Cuppari fa da maggior cassa di risonanza il grande successo conseguito dal vino della scuola, il San Placido, tanto apprezzato che la Guida dei Vini di Sicilia, curata dal nostro giornale, ha attribuito all’Istituto il premio come miglior produttore di vino 2014 anche per la bella iniziativa. Oggi sono 250 allievi suddivisi in 12 classi.
Ora discettiamo del vino prodotto, che degustiamo nell’ultimo millesimo attualmente in commercio; del precedente sono rimaste mille bottiglie che non saranno in vendita perchè scopo principale dell’intrapresa non è fare cassa bensì sperimentare e studiarne l’evoluzione. I vigneti sono di due tipi, quello più vicino al fabbricato è terrazzato e con terreno sciolto, l’altro più in basso e distante solo 350 metri dal mare è più argilloso.
l'Istituto e i suoi terreni
Seguendo il disciplinare il San Placido è composto dal 55% di Nerello Madscalese, 25% di Cappuccio, 10% di Nocera, il restante 10% di Sangiovese e Nero d’Avola. Inspiegabilmente non c’è retroetichetta.
La vendemmia che inizia a fine agosto è diversificata, col Nerello Mascalese per ultimo; dopo la fermentazione inoculata da lieviti selezionati l’affinamento avviene in tonneaux da 500 litri di rovere e castagno e in qualche barrique fino a 18 mesi. Chiarifica, filtrazione leggera, pochissimi solfiti e imbottigliamento con stasi di almeno 3 mesi. La consulenza enologica è di Nicola Centonze.
Versato nel calice il colore è rubino con sfumature leggermente aranciate. Al naso si esprime equilibratissimo, aristocratico, pieno, elegante anche se non particolarmente intenso. Non è facile scoprire cosa predomini, comunque si avverte amarena sotto spirito, confettura di prugne, cuoio poco, pepe tanto, anice, perfettamente franco. Al palato si conferma l’armonia con tannini veramente morbidi, anche se avvertibili, bilanciati da una godibile acidità; è maturo, corposo con un retrogusto molto lungo che pervade con una inaspettata freschezza finale. Di una grande, piccola DOC un gran bel vino che sta ottenendo un successo crescente che non potrà che incrementarsi con l’avanzare dell’età delle viti.
Abbiniamolo con un’infinità di piatti non particolarmente grassi nè acidi. Noi l’abbiamo apprezzato con pasta e fagioli, un agnello al forno con patate, broccoli (sparacelli in palermitano) saltati, un provolone medio-piccante. Sono 8.000 bottiglie ed in enoteca si trovano a 20 euro con cui oltre ad un ottimo vino comprerete anche un sogno.
Cuppari |
Recensioni Rubrica a cura di Salvo Giusino |