Syrah 60% e Nero d’Avola.
Era da poco passata la metà del secolo 19esimo quando Abele Ajello, chirurgo di chiara fama tanto che da lui prende nome l’ospedale di Mazara del Vallo, decise di affiancare alla sua attività di medico quella di agricoltore. Da Abele al figlio Daniele che faceva anche l’avvocato fino ad arrivare al nipote Salvatore che per dedicarsi con successo ai suoi 125 ettari di cui 68 vitati decide che sia necessaria una dedizione totale anche perchè è agronomo ed altro non saprebbe fare.
Ormai dei vecchi alberelli praticamente non c'è più traccia e da 25 anni in poi sono stati realizzati moderni vignetia spalliera con potatura Guyot in contrada Giudeo di Mazara del Vallo, a quote tra i 200 e i 280 metri. Gli innesti sono stati ricavati da selezione clonale derivata da un antico vivaio di proprietà. In vigna la conduzione è pressoché naturale tanto che Salvatore si definisce semplice custode della qualità che il territorio riesce a conferire alle uve.Oggi ha limitato l'attività aziendale al vino e al seminativo, vistala difficoltà economica del settore agricolo.
Sempre 300.000 le bottiglie commercializzate, ma rivoluzionate le etichette ora ridotte solo a 4: Furat, La Meta e i Majus Rosso e Bianco. Una rivoluzione in controtendenza a quello che fanno la maggior parte delle cantine che mettono in mercatotante etichette, forse anche troppe, e che quasi inconsciamente segue la filosofia dei grandi Chateaux: pochissimi vini ma buoni.
Degustiamo il Majus Rosso, che fino al millesimo 2012 era di solo Nero d’Avola e che dal 2013, nella ristrutturazione commerciale già detta, è diventato un blend di Syrah e Nero d’Avola la cui fermentazione con lieviti selezionati si sviluppa con 3-4 rimontaggi al giorno e un delestage. Nel rimontaggio una parte del mosto viene pompata sopra il cappello mentre nel delestage tutto il mosto è tolto dal fermentino, cosicchè il cappello vada in fondo, e successivamente rimesso. Il vino poi passa 6 mesi in botti da 30 hl, 3 mesi in acciaio e altri 3 almeno in bottiglia. Scarne informazioni nella retro etichetta, solo quelle di legge.
Versato nel calice il colore è rosso rubino intenso. All’olfatto si sente frutta rossa ma poi tanto pepe, spezie, chiodi di garofano, cioccolato, balsamo e qualcosa di erba secca. E’ intenso, austero, elegante e perfettamente franco. In bocca è corposo, ampio, strutturato, rotondo con acidità e tannini in equilibrio e ammansiti; si ritrovano i sentori nasali con una persistenza lunga. E’ un bel vino.
Lo abbiniamo a piatti equilibrati, non eccessivamente grassi: tonnarelli cacio e pepe, costolette grigliate, un taleggio stagionato. Sono 180.000 bottiglie che presentano una lieta sorpresa: il prezzo, solo 7 euro che ne fanno un vino da consumare anche giornalmente e con tanta soddisfazione.
Azienda Agricola Ajello |
Recensioni Rubrica a cura di Salvo Giusino |