Moscato di Siracusa DOC.
Nel 1850 la fillossera fu il terribile flagello per tante vigne siciliane come le cavallette lo furono per l’Egitto di Mosè. Tra i vigneti distrutti ci furono quelli di moscato in contrada Fanusa dove Pompeo Picherali, l’architetto che ricostruì Siracusa dopo il terremoto del 1693, già documentava l’esistenza di palmento e vigne di tale cultivar. Agli inizi del 1900 i Gulino innestano su vite americana Moscato e Nero d’Avola. Ma anche stavolta l’uva non ebbe fortuna perchè nel 1950 l’azienda fu riconvertita in orticole. Testardamente la vite non si arrese e nel 1995 gli attuali discendenti la reimpiantarono, sempre in Moscato e Nero d’Avola in maggior misura, ristrutturando anche gli antichi caseggiati seicenteschi dove, oltre alla cantina, saloni e giardino dove si svolgono eventi e banchetti.
Dell’azienda se ne occupa Sebastiano che facendo anche il medico non ha ancora compreso quale debba considerare come seconda occupazione.
Sebastiano Gulino
Sono 8 ettari a Siracusa di cui 4 di Moscato e 10 a Pachino. Oltre al Moscato Bianco, non di Alessandria, Nero D’Avola, Insolia, Albanello e poco Syrah. Le etichette sono 7 tra cui Saliens, il primo spumante siciliano da Moscato in parte passito. Le bottiglie totali sono 80.000 e per metà si vendono all’estero. L’enologo, che suggerisce anche le pratiche in vigna è Nino di Marco.
Degustiamo il Don Nuzzo un Moscato di Siracusa DOC. Questa denominazione, nata nel 1973, è meno conosciuta e popolare rispetto alla Malvasia e al Moscato di Pantelleria, e a modesto giudizio dello scrivente, per piacevolezza ed equilibrio, non è per niente terzo, anzi. Il Moscato Bianco è tra i vitigni più antichi d’Italia in quanto potrebbe essere stato introdotto nel VII secolo a.C. da Pollis, tiranno di Siracusa. A noi non interessa se sia stato il primo nel tempo, ma che sia tra i primi per olfatto e gusto.
Le uve di questo nettare provengono sempre dalla stessa vigna in contrada Fanusa e le prime vendemmiate sono poste ad appassire per circa 10 giorni sui graticci di canne.
Alla raccolta delle restanti, a mano e in cassette, si assembla con le passite nel rapporto di 2 a 1 e si compie una macerazione di 48 ore alla temperatura di 5°. Dopo la pressatura soffice si decanta il mosto fiore per 6 giorni sempre a bassa temperatura; poi la fermentazione con lieviti selezionati a 16 gradi che dura oltre 20 giorni. Raggiunto il grado zuccherino di 80-90 g/litro si ferma la fermentazione col freddo e in acciaio il vino deposita le fecce fino a gennaio quando viene imbottigliato per rimanere in cantina almeno per 8/10 mesi. I solfiti totali sono circa la metà del consentito.
Versato nel piccolo calice il colore è giallo oro chiaro. All’olfatto arrivano per primi gli agrumi seguiti da miele, frutta secca specialmente fichi, pesca, datteri, mandorle. E’ un naso di estrema eleganza, intenso, franchissimo, veramente affascinante. In bocca colpisce la sua freschezza data da una vispa acidità che fa da contraltare ad una dolcezza affatto eccessiva, rotonda armonia e spiccata fragranza che fa risaltare gli aromi nasali. Invita a bere e ribere. Abbiamo avvertito le tipiche note anche gustative delle uve colpite dalla muffa nobile, dalla botrytis cinerea, quella dei famosi Sauternes, e questo Don Nuzzo può vantarsi di avvicinarsi a questi grandi vini dolci, ma non troppo. Una gran bella scoperta. Vi consigliamo di non berlo a meno di 14 gradi, meglio a 16-18 per apprezzarne in pieno gli aromi e l’armonia.
Per gli abbinamenti lo proponiamo con dolcetti di mandorle, col buccellato e specialmente con un panettone classico. Se ne sono confezionate 7.000 bottiglie che allo scaffale si acquistano a 20 euro.
Cantine Gulino |
Recensioni Rubrica a cura di Salvo Giusino |