Gigi Mangia, presidente della Federazione italiana pubblici esercizi però lancia l’allarme: “Troppi abusivi in giro”
(Gigi Mangia, presidente della federazione italiana pubblici esercizi)
Una media di 1.000 arancine a bar. C’è chi nel giorno di Santa Lucia ne prepara tra 7.000 ed 8.000.
E casi estremi in cui si preparano anche più di diecimila arancine il 13 dicembre. Anche se la media standard si attesta intorno alle 800/1.000 arancine al giorno. Numeri da record che danno il senso della festa palermitana.
Il giorno di Santa Lucia per Palermo, ormai, più che una devozione, è un rito. Ed i giovani, ormai scherzano e tra il sacro ed il profano, hanno ribattezzato il 13 dicembre “Santa arancina”. Tutti (o quasi), mangiano arancine. Che siano acquistate o fatte in casa, in tutte le case dei palermitani, non mancherà di certo la “cuccìa” e le pietanze a base di riso, tra le prime, le arancine.
Noi, abbiamo fatto semplici calcoli che ci hanno stupito e non poco. Palermo conta più di 700 mila abitanti. Ponendo il caso che la metà di questi il 13 dicembre mangi arancine e che se ne “divori” una media di 3 a testa, il calcolo è presto fatto: 1.050.000 arancine. Che, moltiplicate per un prezzo medio di 1,70, fa la stratosferica cifra di 1,785 milioni di euro. Un dato che molto probabilmente è sottostimato. Tra panelle, panelle dolci e timballini, superare i due milioni di euro è davvero un “gioco da ragazzi”.
Ma Gigi Mangia, presidente della federazione italiana pubblici esercizi, che conta oltre 250 iscritti tra Palermo e Provincia che producono arancine, oltre a rimanere un po’ perplesso sui conti, lancia l’allarme “abusivi”. “Sarà la crisi, sarà l’ingegno dei palermitani – dice Mangia -, ma è davvero facile, oggi, acquistare arancine dal vicino di casa anche ad un euro l’una”.
Un “mercato nero dell’arancina”, passateci il termine, che a nostro modo di vedere, se complica i conti, li rende superiori alle stime che abbiamo fatto. Immaginiamo dunque, che il 13 dicembri per le arancine si spenda molto più di 2 milioni di euro.
“Il mercato palermitano è ormai troppo saturo di locali che preparano street food – dice Mangia -. Ci sono più arancine che palermitani, ma la vendita illegale è un fenomeno troppo incontrollabile che andrebbe fermato”.
Intanto i numeri fanno impressione lo stesso: perché il 13 dicembre a Palermo si consuma la quantità di riso che viene di solito consumata in un mese nell’intero settentrione d’Italia.
“L’arancina è la storia ed una favola della tradizione siciliana – dice Mangia -. Poi ha un significato particolare, visto che dal 13 dicembre il sole comincia ad allungare la sua presenza in cielo. L’arancina è la raffigurazione di un sole che illumina la nostra Isola”.
I tradizionalisti (burro o carne), resistono, ma i temerari del gusto sono sempre di più: “C’è una grande innovazione in corso – dice Mangia – Si trovano in decine di gusti diversi e molti si ingegnano a farne di nuove, alcune davvero improponibili. Ma il pubblico è sovrano e decide”.
Poi l’appello finale di Mangia: “Mangiate le arancine che sono certificate – dice -, premieranno il lavoro onesto, ma soprattutto una filiera di legalità e giustizia sociale. Acquistarle dagli abusivi è come farsi un autogol clamoroso: scaviamo sempre di più la fossa alla nostra città”.
Giorgio Vaiana