Dal prossimo febbraio nel centro di Palermo arriva un nuovo birrificio.
Si chiama “2 Be or not 2 Be” ed il titolare è Michele Cartaino, già produttore di cinque diversi tipi di birra, in procinto di presentare la sesta entro fine novembre e di metterne in cantiere una nuova a dicembre che sarà bevibile nel 2015. Questo più che un traguardo rappresenta per il birraio palermitano un nuovo punto di partenza.
Quella del birraio palermitano Michele Cartaino, è una storia che sa un po' di rivincita e di rinascita. “L’apertura di un birrificio tutto mio in cui trasformare le mie emozioni in birra – ci confessa Michele- è per me un sogno che nutro da tanto tempo e che credevo non potesse più realizzarsi ma grazie alla mia tenacia e all’affetto delle persone che credono in me sta diventando realtà. La location è ancora da definire ma sicuramente sarà in centro poiché voglio che diventi un punto di riferimento per tutti coloro per i quali bere birra equivale ad emozionarsi”.
Perché è questo che sono per Michele le sue birre: bevande in grado di emozionare perché nate, a loro volta, dalle emozioni. Emozioni che nascono dai sentimenti e dagli affetti più cari. È questo il caso della birra “Su X Giù” in uscita entro fine novembre che ha voluto dedicare al figlio Giuseppe di 13 anni. Si tratta di una imperial pils in cui il processo di “luppolatura in continuo” comporta un’esplosione costante di gusto che dall’amaro conduce verso l’aroma e viceversa. Ed è sempre dall’amore paterno che nasce l’ultima arrivata “Ninì Tirabusciò”, ancora in cantiere, dedicata alla figlia Nina di 11 anni . Si tratta di una imperial russian stout scura che da dicembre verrà preparata per poi essere invecchiata sei mesi in botti di rovere e imbottigliata con tappo di sughero.
Queste birre si vanno a sommare ad altre cinque già in commercio di cui ciascuna ha una storia di sentimenti ed emozioni che rispecchiano quelli vissute dal loro “inventore”. Michele come tanti giovani palermitani ha cominciato a lavorare in un settore che non era quello desiderato ma che gli permetteva di portare a casa “la pagnotta” , soprattutto quando decide di metter su famiglia e arrivano i suoi due figli. La sua passione per la birra, inizialmente si manifesta solo per le serate con gli amici a cui spesso sottopone i suoi primi, rudimentali, esperimenti di preparazione di birra artigianale. Poi, come spesso capita a molti, si allontana da Palermo, città natale, per un periodo piuttosto lungo e quando nel 2010 vi fa ritorno, su consiglio di Alessandra Bacile, sua mentore nonché proprietaria del noto wine bar Oliver, decide di aprire insieme a Mauro Ricci e Filippo Raciti la birreria Spillo, primo esempio di brew pub di stampo anglosassone, ovvero un luogo in cui si vende la birra prodotta artigianalmente sul posto. In attesa dell’apertura, Michele svolge un primo stage presso la Maltus Faber a Genova da Fausto Marenco che lo introduce nel mondo delle birre artigianali di altissima qualità di stampo belga. Sarà poi grazie a Leonardo Di Vincenzo presso Birra del Borgo, in provincia di Rieti, che imparerà le basi della chimica organica grazie ad un team di biologi, agronomi e chimici esperti nella produzione di lieviti. “Il lievito rende una birra riconoscibile dall’altra – ci spiega Michele con il fervore nello sguardo – e – continua – è come se fosse la sua impronta di identità, ciò che la rende unica, speciale ed emozionante”.
Ed è ancora dalle emozioni, infatti, che nel marzo 2014 è nata “Velena Negra “, dedicata ad una donna particolarmente importante della sua vita di cui, con una “V” in meno si può facilmente intuire il nome e il colore di occhi e capelli. Si tratta di una birra scura molto intrigante e molto sfaccettata dal forte aroma agrumato. Di grande struttura, con un gusto che ricorda i malti dolci, con sentore di cioccolato, di tostato. Sapori che trovano un ottimo equilibrio conferendo un gusto semi secco, ma con un amaro finale importante.
E’ stata poi la volta di “ 800A” il cui nome nasce da un tipico modo palermitano di camuffare una esclamazione volgare, voluto da Michele come testimonianza dell’ amore per la propria città. E ancora “Amami” il cui acronimo vuol dire “A mamma Michele”, dedicata alla mamma e alla sua passione per gli elefanti come testimonia l’elefantina raffigurata nell’etichetta, è una golden ale dal colore giallo chiaro, che presenta una schiuma bianca e compatta. Vi è poi “Bianca” un’american vitbier. Birra di frumento con luppoli americani e aromatizzata con buccia di kumquat e coriandolo. Gradevole, fresca, con un grado alcolico leggermente più sostenuto rispetto alle tradizionali bianche. Ed infine Basset dedicata a Tina la bassottina, una birra in stile Abbaye di colore mattone con zucchero di canna grezzo proveniente dalle Filippine da agricoltura equosolidale macinata a pietra. Si tratta di una birra tradizionalmente invernale adatta a riscaldare il cuore nei mesi freddi ottima con cibi speziati ma soprattutto con dolci tipici della tradizione natalizia.
Manuela Zanni