Domenico Avolio, Massimo Sagna
Ottobre sarà il mese dello Champagne in Italia. Anche se i riflettori sul mondo delle bollicine più famoso e prestigioso al mondo si accenderanno su due palcoscenici diversi.
A distanza di pochi giorni si terranno due eventi, entrambi a porte chiuse, dedicati a professionisti del settore e operatori. Il 7 ottobre, Il Comité Interprofessionnel du vin de Champagne torna dopo tanti anni a Firenze per celebrare, con cento Champagne, quello che oramai è diventato un consueto appuntamento istituzionale dedicato alla denominazione. Il 20 ottobre, Club Excellence, che raggruppa ben otto società di importazione e distribuzione, l’ultima entrata a far parte del gruppo è Vino&Design, e che nella lista delle firme annovera big come Roederer, organizza una degustazione aperta agli operatori di cui però non si sanno ancora città e location. Giovedì una comunicazione ufficiale del Club darà maggiori dettagli, di sicuro non sarà la capitale toscana ad ospitare l'exhibition.
Quelle che prenderanno vita fra poche settimane saranno, quindi, due iniziative affini che fanno pensare ad una sorta di spaccatura, anche se da entrambe le organizzazioni viene specificato che si tratta di vetrine diverse con intenti diversi. Club Excellence dichiara che l’evento da loro programmato non sarà una giornata dedicata allo Champagne ma piuttosto un incontro “con obiettivi più ristretti di quelli che può richiedere un evento che fa il Comité e che non c’è alcuna contrapposizione a quello che fa l’ente”.
Il direttore del Bureau du Champagne, Domenico Avolio, sottolinea, dal canto suo, lo scopo di divulgazione culturale dell’appuntamento fiorentino. “La filosofia della giornata dello Champagne – spiega – è quella di promuovere e rappresentare la diversità che caratterizza questa denominazione. Vogliamo fare conoscere le storie che ci stanno dietro ad ogni maison o vigneron, gli stili, come ciascuno interpreta il suo vino rimanendo fedele al disciplinare – e in merito al tasting di Club Excellence risponde –. Questa giornata è diventata una tradizione per il mercato italiano, un appuntamento fisso. Da sempre i distributori scelgono in autonomia se partecipare o meno. Il Comité ha rivolto l’invito a tutti i marchi presenti nel nostro Paese. L’obiettivo è quello di rappresentare i produttori di Champagne nel totale e nel rispetto delle scelte di ciascun marchio”.
La tappa di Firenze è stata una scelta del Comité non casuale, tra l’altro, in un momento anche di difficoltà dovuta alla contrazione dei consumi che ha fatto scivolare il Bel Paese alla settima posizione della top ten dei mercati di riferimento per l’export. Attualmente i milioni di bottiglie che assorbe l’Italia, dato aggiornato al 2013, sono poco più di 5milioni e 300mila. “Oggi Firenze e la Toscana in generale – dice Avolio – sono la piazza dove c’è un maggiore apprezzamento del vino e dello Champagne. Non è un caso che cinque ambasciatori italiani su nove siano di questa regione. E’ poi una meta più facilmente raggiungibile da sud”. L’evento non è aperto al pubblico ma l’ingresso è ad inviti. Parteciperanno il trade e i guru del vino.
Sulla crisi, poi, Avolio commenta: “Non ha intaccato il gusto degli italiani, rimangono gli stessi. Non ha avvantaggiato i Brut sans année rispetto alle Cuvée. Le preferenze sono rimaste le stesse. I minori consumi non sono nemmeno legati alla concorrenza delle altre bollicine prodotte nel resto del mondo. Oramai, sul mercato l’offerta è ampia ma rispetto a questa, tengo a precisare, che lo Champagne è sempre una nicchia. C’è spazio per tutti. Il punto di forza dello Champagne è che ha tanta storia dietro. I consumatori si sono evoluti e oggi vengono apprezzati i vini che hanno storia, perché oggi emergono i valori del vino. Inoltre un singolo marchio della Champagne offre ampia scelta e può soddisfare tutti anche i più curiosi. Il nostro mercato è legato indubbiamente alla fedeltà ai grandi marchi. Questo è indubbio, lo dicono le statistiche. Ricordiamo però che in Italia ad essere distribuiti sono ben quattrocento. Nel 1947 le bottiglie che arrivavano in Italia erano appena 16.686. Anche se adesso è al settimo posto, l’Italia comunque è sempre stata tra i primi dieci mercati per l’export. La classifica attuale dimostra che lo Champagne da noi sta scontando in ritardo la crisi. Notiamo, infatti, un disallineamento rispetto alle altre Nazioni dove invece i consumi sono ripresi. Quando queste perdevano noi guadagnavamo, adesso è il contrario”.
M.L.