Catarratto Alcamo Classico DOC.
Era il 1968 quando Gigi Guarrasi, di ricca famiglia, sposò Hugues Bernard conte De La Gatinais, un bretone che per otto anni aveva servito la Marina Francese e che aveva compiuto studi economici. Gigi portò in dote 185 ettari di terreni, 145 a vigneto quasi tutto di Catarratto, in contrada Rapitalà in comune di Camporeale, sulla strada per Alcamo. Il terremoto del 1969 fece un bel pò di danni all’azienda, ma spinse Hugues a ricostruirla sia nelle strutture che nella campagna. Così introdusse i vitigni francesi ed altri autoctoni siciliani, ma specialmente in un periodo in cui il vino isolano serviva per fortificare quelli continentali, comprese che il futuro fosse nella qualità, che bisognava imitare i suoi connazionali sia nella conduzione della vigna che specialmente nelle operazioni di cantina.
Con la vendemmia del 1974 iniziò l’avventura commerciale del marchio Rapitalà che fu il terzo in ordine di tempo a far apprezzare l’enologia sicula. Il successo fu strepitoso, non c’era ristorante che non avesse in carta i vini Rapitalà ed un corretto rapporto col prezzo li fece apprezzare nelle tavole di tutto il mondo. Già nel 1983 le bottiglie vendute erano ben oltre il milione ed il cavallo di battaglia era il Bianco d’Alcamo con cui ormai la cantina si identificava. Non sempre furono rose e fiori e alla fine degli anni 80 errate politiche commerciali ed enologi che si erano seduti sugli allori fecero indietreggiare il marchio, fin quando nel 1999 entrò massicciamente nella società il Gruppo Italiano Vini, il colosso privato del vino italiano.
L’arrivo di capitali freschi ma specialmente di un entusiasmo volto a rilanciare il marchio determina il rinnovamento della cantina e dei vigneti, di cui rimane soltanto lo Chardonnay Gran Cru. GIV punta molto su questa realtà storica siciliana tanto da affiancare il giovane Laurent, intervenuto alla scomparsa del padre, con i suoi big. Laurent è il presidente, Davide Mascalzoni, direttore generale di GIV, l’amministratore delegato e addirittura il presidente Corrado Casoli fa il consigliere d’amministrazione. Con questo schieramento la cantina rinverdisce i successi passati con le 13 etichette della linea Tenuta Rapitalà destinata all’HoReCa e le 7 Rapitalà per la grande distribuzione.
Oggi la Tenuta è arricchita di ulteriori 30 ha, tutti accorpati agli antichi allevati secondo la filosofia di fare “quello che serve dove serve”, cioè un convenzionale attento e rispettoso dell’ambiente che si basa anche sulle fotografie satellitari per giudicare lo stato e il bisogno delle vigne. Queste sono comprese tra i 300 e i 600 m, tutte a spalliera potate oltre che nei classici cordoni speronati e guyot anche a testa di salice dove non si taglia sul duro per aumentare la longevità della pianta. Sia l’enologo Silvio Centonze che l’agronomo Ignazio Arena sono cresciuti nell’azienda.
Assaggiamo il Vigna Casalj 2013, che prende il nome dall’antica denominazione della contrada: Casalj Rapitallavi, che ogni anno è ricavato dalla stessa vigna di Cataratto, quella posta alla quota più alta, la più pregiata su terreni argillo-sabbiosi. Le uve sono raccolte a fine settembre e per preservare gli aromi varietali si limita il contatto con l’ossigeno mantenendo l’atmosfera sotto azoto durante tutte le fasi del processo di vinificazione: pressatura soffice, decantazione statica a freddo e fermentazione a bassa temperatura 12/14°C con lieviti selezionati per oltre 2 settimane. Il vino viene mantenuto sui lieviti fino a marzo, ma prima fa un passaggio di 3 mesi in botti da 50 hl di rovere francese.
Nel calice il colore è giallo paglierino leggermente scarico. All’olfatto si apre con sentori vegetali profumati da melone giallo maturo, da ananas, fiori di glicine, di rosa. E’ fine, elegante, intenso, di fascino. Al palato arriva di buona mineralità, con una dosata sapidità e commisurata acidità. Ma è la struttura che colpisce, che fa da contraltare ai sentori fruttati e floreali rendendolo di esemplare armonia. E’ lungo con un corroborante finale amarognolo.
Un vino per piatti bianchi strutturati: sarde a beccafico, sgombri alla griglia, pollo fritto, formaggi pecorini di media stagionatura. Sono 35.000 bottiglie che in enoteca si trovano a 15 euro.
Tenute Rapitalà spa |
Recensioni Rubrica a cura di Salvo Giusino |