Nicola Farruggio
E’ stata sempre la perla della costa settentrionale siciliana, meta turistica glamour e internazionale, tesoro di storia, architettura, bellezze naturalistiche e specialità gastronomiche.
Le sue scenografie in cartolina hanno rappresentato il fascino dell’Isola in tutto il mondo, diventando sinonimo stesso di Sicilia al pari di Taormina e della Valle dei Templi. Eppure non riluce più come un tempo. Sembra finita l’età d’oro di Cefalù. La cittadina normanna rimane sempre un luogo speciale, con scorci mozzafiato, e con vicoli pittoreschi che vedono però sempre meno turisti, quasi svuotati. Una desolazione che salta subito all'occhio di chi la frequenta spesso. Da qualche anno l’affluenza non è più quella di una volta e a stagione estiva appena partita il segno meno continua a pesare su tutto l’indotto, ristoranti, pizzerie e bar compresi. I dati che riportano le strutture alberghiere sono allarmanti, dipingono un costante calo di presenze, solo da gennaio a giugno, del 4-5 per cento. Federlaberghi, che fa il 90 per cento di associati a Cefalù e che da tempo denuncia questo trend, ha rilasciato un report aggiornato, a tinte più che nere.
Dal 1999 ad oggi il comparto ricettivo registra la perdita di 138,469 turisti. Nel 1999 erano 693.910 presenze, nel 2009 un significativo calo con 586.605, nel 2013 un ulteriore scivolata che si è fermata a quota 555,792. Ma la caduta non sembra arrestarsi. Tradotto in termini di tasso di occupazione media dei posti letto, il settore subisce un – 24 per cento.
“Quest'anno in tutta la Sicilia calcoliamo 14milioni di turisti. C'è una ripresa un po' dappertutto, per fortuna – riferisce il presidente di Palermo e Vicario Regionale Federalberghi Nicola Farruggio -. Qualche anno fa contavamo 12milioni. Dobbiamo considerare il periodo difficilissimo, dopo il 2008, che il settore ha dovuto fronteggiare. Ma dall'anno scorso la situazione è migliorata. Tanti territori si sono saputi organizzare, adeguandosi allo scenario economico, ad un turismo che spende in modo diverso rispetto al passato. Solo Cefalù sembra dormire. Non si è mai fatta rete con gli operatori del luogo, non c'è stata alcuna programmazione di promozione all'estero, nelle fiere internazionali”.
Non solo crisi, appunto, anche le strategie di marketing sbagliate rappresentano il fronte dove pescare le cause della scomparsa di Cefalù dalla top list dei luoghi da visitare in Sicilia. Come denuncia Farruggio, brutti nodi che vengono al pettine per incapacità di gestire l'offerta. I turisti che approdavano a Cefalù oggi vengono attirati da altre mete siciliane. In un solo anno Ragusa ha visto aumentare del 65% l'affluenza. E, andando all'altro capo della Sicilia, San Vito Lo Capo continua ad essere sulla cresta dell'onda, una case hisotry virtuosa che vede impegnati nell'amministrazione comunale, a partire dal sindaco stesso, operatori del settore, personalità che nella vita hanno sempre fatto gli albergatori e i ristoratori.
“Abbiamo la dimostrazione che dove si riesce a fare sistema i risultati ci sono. Forse da troppo tempo non è più esistita una vera politica turistica di sviluppo della destinazione – fa notare Farruggio – e le uniche iniziative registrate sono state lasciate ai singoli operatori che da soli, possono poi far ben poco. Eppure alcuni investimenti economici dei privati hanno certamente contribuito a migliorare l'offerta ricettiva alberghiera con strutture oggi efficienti e di qualità. Occorre cambiare necessariamente marcia- sottolinea – la nostra associazione ha più volte sollecitato incontri che purtroppo non hanno poi sortito gli effetti auspicati. Siamo come sempre disponibili ad un dialogo costruttivo nella certezza che il nostro contributo di idee non può non essere recepito in considerazione del fatto che Cefalù rivendica il ruolo che gli compete di destinazione turistica e non di semplice località balneare”.
I turisti che se ne vanno lasciano un vuoto anche nella ristorazione, che vive già uno stato di sofferenza. Cefalù accusa stanchezza pure da questo punto di vista. Manca effervescenza. Sembra aver gettato le armi, non sfruttando le opportunità turistiche legate all'appeal del cibo, alla ricerca sulla tradizione, alla valorizzazione delle materie e dell'artigianato agroalimentare locali, un patrimonio variegatissimo che altri luoghi non vantano. Pensiamo alle risorse del mare e ai tesori delle Madonie.
“Per Palermo Cefalù è sempre stato un polo cruciale. I pacchetti di viaggio sul capoluogo contemplano adesso le attrazioni del trapanese. Ci auguriamo – conclude Farruggio- che l'approccio con i temi del turismo da parte dell'amministrazione cefaludese tutta, sia più consono alla naturale vocazione territoriale di una delle location più famose di un tempo del turismo internazionale.”
Manuela Laiacona