Il patron di Les Caves De Pyrene: “L'amore per lo Chenin blanc, il bestseller Verdicchio…”
di Francesca Ciancio
Non credo che Jovanotti rientri tra i gusti musicali di Christian Bucci (nella foto) – così a naso – ma “Sono un ragazzo fortunato” potrebbe essere la sua canzone.
Per sua stessa ammissione il responsabile di Les Caves De Pyrene Italia dice che il Caso ha giocato un ruolo importante nella sua vita. Mettici poi una passione smodata per i vini, preparazione e voglia di fare e il risultati arrivano. Che tipo di risultati? Fare un lavoro che ti piace, credere nei produttori che scegli e nei vini che fanno. Divertirsi guadagnando, prendendosi anche la giusta dose di rischio. La felicità di Christian da un anno si chiama Samuele. Alle prime foto di lui con in braccio il piccolo è stato tutto un commentare “oh Bucci per la prima volta senza un bicchiere di vino in mano!”.
Però va fatto un rewind. E si parte dall'Inghilterra dove 30 anni fa un giocatore di rugby con la passione del vino, Erik Narioo – originario dei Pirenei – comincia a vendere vini regionali francesi. Eccola qui, la cantina dei Pirenei.
Christian Bucci, romano, intanto si prende un diploma da Sommelier e fa rodaggio all'Enoteca Ferrara a Trastevere. Vuole lavorare nel vino, questo lo sa, ma l'Italia gli sta stretta e parte per l'Inghilterra. L'incontro con Erik avviene, manco a dirlo, in un ristorante. I due si piacciono. Caves agli inizi del 2000 è forte sui vini d'Oltralpe ma non ha italiani in catalogo. E così Christian, a 25 anni, si ritrova a fare il buyer. Compra subito nomi come Mascarello e Valentini, non proprio il mainstream per capirci. Dal 2003 al 2006 va così. L'idea di tornare a casa c'è, ma vuole farlo da imprenditore. E' tempo di una sede Les Caves De Pyrene Italia. Erik appoggia il progetto e lascia andare via anche un “pilastro” manageriale della sua società, Hannah Klimek.
Il posto però non è Roma, Christian e Hannah (nella foto) – che sono anche compagni nella vita e che aspettano il secondo figlio – scelgono Alba in Piemonte. Mentre getta le basi della società; Bucci lavora nello stellato Locanda del Pilone.
L'idea di Christian non è nuova, in quel medesimo segmento sono sulla piazza società già robuste come Velier di Luca Gargano o la toscana Teatro del Vino. In questa avventura Erik e Christian sono soci, quindi è sbagliato pensare alla sede italiana come una filiale. La partenza è pesante: non è facile trovare agenti che capiscano e sappiano vendere certe tipologie di vino. Oggi sono novantaquattro. La formazione si fa in ufficio, ma anche nella casa in campagna dove c'è sempre un ospite e diverse bottiglie da aprire. E poi viaggiando. Ci sono ex operai della Fiat, diversi ristoratori che hanno chiuso, in generale, appassionati di vino che si rimettono a studiare. Anche il contachilometri di Bucci però non scherza, l'anno scorso ha segnato 130mila.
Provo a farmi dire quali aziende vorrebbe con sé che non ha, ma un po' per correttezza un po' per scaramanzia nicchia. Riesco a strappargli un Pierre Overnoy del Jura, ma lo vende Velier. Capita anche di levare dei vini a causa del comportamento dei produttori, ahimè succede con gli italiani, difficilmente con i francesi. Il best seller al momento è il Verdicchio, quello di Jesi della Fattoria San Lorenzo, in una settimana sono andate via 1800 bottiglie. I locali dove trovi questi vini sono i posti che Christian frequenterebbe a prescindere come il Caffè Propaganda di Roma o il Consorzio di Torino. “Mi piacerebbe tornare a Del Cambio di Torino – mi dice – tempo fa eravamo nella lista dei vini, ora non più”.
Le aziende italiane in catalogo sono quarantuno, mentre la parte del leone tra gli stranieri la fa anche qui la Francia. Il poker d'assi è acidità, mineralità, sapidità e bevibilità. Il grande amore è lo chenin blanc. Il mal di stomaco sono le riscossioni di denaro, quasi mai prima di 120 giorni. Però chi paga anticipato ha diritto al dieci per cento di sconto. La parola magica è territorio. La copertina del catalogo d'altronde non lascia spazio a fraintendimenti: un Che-nin Guevara brinda al motto “Hasta el terroir siempre”.