L'idea è venuta quasi per caso ma non troppo. Ed è gia in una fase operativa.
Il consorzio della Doc Ètna presideuto da Giuseppe Mannino, ha avviato un censimento di palmenti disseminati lungo il teritorio etneo. Ce ne sono molti, alcuni in buono stato, altri da recuperare e sono per la maggior parte annidati all'interno delle cantine esistenti che stanno facendo la fortuna del vino dell'Etna. Per chi non lo sapesse, i palmenti sono quegli impianti che consentivano alle piccole e alle grandi cantine del territorio di produrre vini in anni passati e quindi memoria storica ed identità. Pezzi di archeologia industriale che vale la pena di recuperare, mettere in mostra, unite all'idea di comunicare il vino e il suo territorio.
“L'obiettivo – spiega il presidente Mannino – è quello di avere una mappa ragionata dei palmenti, cantina per cantina. Abbiamo chiesto ai produttori iscritti al consorzio di segnalarci lo stato del palmento in modo da divulgare quelli che sono visitabili e aggiungere quindi un elemento di attrazione per i tanti appassionati del vino. Anche in questo modo, soltanto attraverso una ricognizione di ciò che abbiamo, si può fare promozione del territorio. Ci hanno già risposto parecchie aziende e contiamo quanto prima di avere una mappa esauriente”.
Il consorzio, tra l'altro, è reduce da una nuova iniziativa promozionale “Etna grand tour” che ha visto 37 cantine partecipare a una maxi degustazione al Rome Cavalieri di Roma in collaborazione con la rivista Bibenda di Franco Ricci alla quale hanno preso parte parecchi appassionati e addetti ai lavori (in un altro articolo pubblichiamo una piccola photogallery dell'evento). L'augurio di Mannino è che quella di Roma sia solo una tappa di un lungo tour che vedrà il vino dell'Etna in giro per alcune città europee.
M.A.P.