La riscoperta di un vitigno dimenticato che, grazie al lavoro e alla passione di un vignaiolo, riesce ad essere simbolo della sua zona, può diventare una case history.
È successo a Walter Massa, padre del Timorasso, un vitigno autoctono della provincia di Alessandria, da lui riportato in vita all'inizio degli anni 90 insieme con un gruppo di giovani produttori impegnati nella valorizzazione del loro territorio.
La storia del Timorasso è una delle tre scelte per rappresentare alla 14esima Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, il progetto di ricerca Tortona Stories, un racconto della campagna in Italia e di come oggi questo sia uno dei luoghi di trasformazione e innovazione più interessanti del paese, dove il territorio e il paesaggio mutano con velocità, sottoposti alle azioni di nuovi soggetti economici, sociali e politici.
Tortona è stata selezionata come esempio emblematico di una condizione geografica che si ritrova anche in altre parti del paese: a seconda della pendenza del suolo cambiano i tipi di coltivazione e di attività economica, i paesaggi e le popolazioni che li abitano.
“Volevo che il Timorasso rappresentasse tutte quelle cose che sono state abbandonate ma che, in passato, hanno tenuto su l’Italia dal punto di vista economico e questa, oggi, per me, è una scommessa vinta – afferma Walter Massa -. C’è stato un momento nella nostra storia recente in cui gli avanguardisti, per guadagnare di più, hanno abbandonato quello che facevano i loro padri, perdendoci perché le forzature non appartengono al mondo agricolo. Oggi, per dare un senso al futuro – continua – dobbiamo tornare a fare riferimento a quello che hanno fatto i nostri nonni e dobbiamo trasmettere al mondo l’idea che l’Italia, oltre alla torre di Pisa o alla costiera amalfitana, è territorio e questo territorio va esportato perché gli stranieri vogliono da noi cose fatte prima col cuore e poi con la testa. Per il progetto di Tortona Stories sono stato scelto da una commissione canadese, segno che chi crede nella zolla, della quale io sono un principe, arriva più in là di internet”.
Le altre storie selezionate riguardano una ricerca sui bio-carburanti di seconda generazione condotta a Rivalta Scrivia da Biochemtex, un’azienda della multinazionale chimica Mossi Ghisolfi e la produzione del formaggio Montébore, sviluppata dalla cooperativa Vallenostra attraverso un’operazione di archeologia agricola.
Ognuna di queste storie dimostra come la campagna italiana sia inserita all’interno dei flussi dell’economia globale. Ognuna racconta di persone che hanno sviluppato i loro progetti basandosi sulle tradizioni e risorse dei luoghi, riuscendo ad aggiornarle e rilanciarle
La presentazione all’Arsenale di Venezia si compone di due elementi. Una serie di vetrine orizzontali che raccolgono oggetti e materiali propri di ciascuna delle tre storie accompagnate da didascalie per capire quali siano i processi di creazione, ricerca e produzione coinvolti in ciascun luogo, le reti internazionali di fornitori e di clienti, i riferimenti culturali che hanno marcato le diverse iniziative, l’impatto sul paesaggio, le tecniche adottate. Il secondo elemento è un grande libro, che raccoglie le campagne fotografiche sviluppate da due fotografi italiani, Daniele Iodice e Filippo Romano, che hanno esplorato i luoghi della ricerca, ritraendo i paesaggi e i protagonisti di queste storie.
CM