Conegliano-Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG.
Fino agli anni 60 i vigneti del Prosecco, in Veneto nella provincia di Treviso, servivano solamente per completare l’attività economica degli agricoltori. Se si fosse potuto prevedere il futuro se ne dovevano comprare ettari ed ettari e diventare così oggi milionari. Anche per la famiglia Spagnol, di agricoltori in Corbeltardo di Vidor, il vigneto era marginale fino agli anni 80 quando Orazio Spagnol prende in mano la conduzione dell’azienda e dal 1986 con le prime autoclavi inizia a produrre in proprio il Prosecco. Dai 4 ettari iniziali oggi si arriva a 32, sparsi in vari comuni: 12,5 ha a Solighetto, 11 a San Pietro di Feletto che costituiscono gli appezzamenti maggiori e 1,5 a Valdobbiadene nella collina Col Del Sas da cui prende il nome la loro produzione maggiore.
I vigneti, di sola Glera che una volta era chiamata Prosecco, sono posti a quote che vanno dai 130 ai 450 col grosso sui 250 metri e nonostante non accorpati hanno suoli piuttosto omogenei con conglomerato calcareo ricco di ferro. Oggi Orazio si dedica più alla campagna collaborato dal figlio Alberto, mentre degli altri figli Stefano e Marco, che si occupa anche del commerciale, sono enologi e Mattia per ora si dedica ai suoi studi universitari che però non hanno nulla a che vedere col settore.
Il segreto di Spagnol è di Pulcinella in quanto si basa su una maniacale e competente conduzione dei vigneti, dove oltre alla consulenza di un agronomo ben 7 persone si ci dedicano a tempo pieno, e dall’attenzione che viene dedicata alle fermentazioni, sia in quella per ottenere il vino base che per la seconda di spumantizzazione in autoclave secondo il metodo Martinotti detto anche Charmat. Così si producono 400.000 bottiglie suddivise in 9 etichette: dal Rive di Solighetto, il cru, ai Col del Sas nelle 3 tipologie classiche Brut, Dry ed Extra Dry, quella tipica che da sola costituisce la metà dell’intera produzione, più altri minori, solo per quantità, tra cui un tappo raso e un Prosecco ancestrale Il Fondo, fatto come si faceva il Prosecco una volta, con i lieviti nella bottiglia che rifermentano e che creano dei residui torbidi per cui il vino si scaraffa per illimpidirlo. Qualcuno, sbagliando, continua a compiere tale operazione per i Prosecchi limpidi.
Due parole sul Prosecco, forse il vino italiano che sta ottenendo il maggiore successo all’estero. La denominazione corretta è Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene DOCG, prodotto con almeno l’85% di Glera coltivata nella fascia collinare tra Vittorio Veneto e Valdobbiadene che comprende il territorio di 15 Comuni. La DOCG enumera 5 tipologie: lo Spumante che può assumere anche la denominazione Prosecco Superiore, il Cartizze che costituisce il cru della Denominazione e prende il nome dalla omonima collina, il Rive che proviene da vigneti in un unico Comune, il Frizzante che sarebbe quello tradizionale che già abbiamo definito ancestrale, il Tranquillo meno conosciuto.
Noi degustiamo quello che Marco definisce come secondo prodotto di punta, dopo il Rive, Il Col Del Sas Brut 2012. Le uve della sola Glera sono scelte tra le migliori di tutti i vigneti Spagnol, vendemmiate nella seconda metà di settembre ben mature. L’obiettivo è ottenere un Prosecco ricco di profumi ma nello stesso tempo più strutturato del solito. La vinificazione in bianco parte dalla veloce separazione del mosto dalle bucce ed è caratterizzata da una fermentazione a temperatura di 16° che per il Prosecco è considerata alta. Il vino base è messo in autoclave con zuccheri e lieviti a fine novembre e dopo circa 40 giorni è pronto per essere messo in bottiglia dove affina per almeno 3 mesi.
Lo versiamo nella flûte, anche se teoricamente il calice potrebbe essere più ampio. Colore giallo paglierino molto debole, tipico. L’anidride carbonica è frenata, non tumultuosa, trasformandosi presto in un perlage molto fine e lungo. All’olfatto non è particolarmente intenso, ricco di agrumi, di frutta bianca e specialmente di note minerali, poco vegetale, mandorla e crosta di pane. E’ un naso austero, elegante, da vero spumante brut. Al gusto è un Prosecco che non ti aspetti: di eccellenti corpo e struttura, sapido al giusto, leggermente amarognolo. Equilibratissimo, secco, di grande soddisfazione con un retrogusto di mandorla. Se l’avessimo assaggiato alla cieca avremmo detto che fosse uno spumante metodo classico, con la ricchezza e la struttura tipica. E questo è il più bel complimento che potremmo fare a questo che in realtà è un Prosecco.
Con queste ottime caratteristiche lo possiamo abbinare a tutto quel che possa piacerci. Dal pesce, alle carni anche grasse, dai primi delicati o complicati ai formaggi anche stagionati. Insomma va bene dall’aperitivo fin ad arrivare al dolce, dove ci fermeremo. Sono 70.000 bottiglie da 10 euro. Quando la qualità si accompagna al prezzo.
Soc. Agr. Spagnol |
Recensioni Rubrica a cura di Salvo Giusino |