Il furto d'uva era una prassi all'epoca dei Romani.
Tanto che esisteva la professione di guardiano delle vigne. Lo documenta un papiro ritrovato in Egitto, dove la viticoltura era florida e costituiva uno dei proventi principali per le casse dell'Impero romano.
Lo ha analizzato Kyle Helm dell'Università di Cincinnati. Il pezzo, che misura 12 per 8 centimetri, riporta un contratto stipulato tra un uomo chiamato Flavius e un viticoltore egiziano. L'accordo prevede la prestazione di Flavius come guardia alle vigne per tutto il periodo vegetativo fino alla vendemmia e al trasporto delle uve. Il frammento non rivela a quanto ammontava questo tipo di ingaggio, ma è l'unico mai ritrovato che testimonia una relazione lavorativa tra un viticoltore e un professionista del genere secondo il Bulletin of the American Society of Papyrologists. Chiaramente denuncia che allora i furti di uva erano diffusi, regolari, e che sfociavano spesso in atti di violenza. Helms, infatti, riferisce di un altro documento che riporta la cronaca di un guardiano di uva picchiato dai ladri. Questa figura però a quanto pare era l'unico deterrente che funzionava. I vigneron dell'epoca usavano anche alzare muri di argilla per proteggere le loro viti, evidentemente però queste barriere non bastavano per prediligere l'aiuto di una guardia.