Marco De Bartoli con il nipote Marco a Samperi,
Marsala, autunno 2010 (foto Gaia Anderson)
di Fabrizio Carrera
Ogni tanto nella vita ci sono assenze che diventano più acute presenze. Taglienti, graffianti, incolmabili, acute per l'appunto. Come quella di Marco De Bartoli.
Domani sono tre anni dalla sua inaspettata scomparsa e mi viene voglia di parlarne. Non solo per dire che Marco, il suo carattere burbero e diretto, carismatico e poco incline ai compromessi, ci manca. Eccome. Ma anche per sottolineare come la vita prende comunque il sopravvento. E gli ideali, quelli di Marco, camminano sulle gambe dei tre figli, Renato, Seby e Giuseppina. Garantendo così continuità e difesa di quei valori in cui Marco ci si è tuffato. Che in un'azienda non è roba da poco.
Ci riflettevo l'altra sera assaggiando i vini durante una cena dal talentuoso Tony Lo Coco de I Pupi di Bagheria, alle porte di Palermo. Vini ben fatti, profondi, con tratti di unicità che non temono rivali a varie latitudini. Sia quelli prodotti da Marco, sia quelli venuti fuori più recentemente e frutto del lavoro dei figli. Non credo ci siano in Sicilia vini più identitari e rispettosi del territorio (anzi, del contesto geografico, perchè territorio sarebbe poco) di quelli di Marco De Bartoli. Secondo me chiunque organizzi in Sicilia un corso per aspiranti assaggiatori di vino e sommelier dovrebbe cominciare proprio dai vini De Bartoli. L'alfa e l'omega. Per capire subito dove si va a parare, per incamminarsi su un solco che non prevede scorciatoie. Vini geografici. Se li bevi capisci dove sei, non hai bisogno di consultare nè cartine nè navigatori. Già questo sarebbe un motivo per continuare a ringraziare Marco e per dire che ci manca. Ma per fortuna la strada intrapresa dai figli non sembra abbia tentennamenti. Anzi, la decisione di Renato di accantonare il progetto imprenditoriale Terza Via – che già nel nome indicava una voglia di prendere qualche distanza – oggi non ha motivo d'essere.
C'è così tanto in cantina e in quel nome, Marco De Bartoli, che sinceramente non avrebbe avuto senso. Semmai ci piace che Renato si sia cimentato con coraggio a tirare fuori bollicine in un contesto, quello di Marsala, difficile e con risultati più che apprezzabili. Senza tralasciare il resto. Così anche apprezzo molto l'idea che si sia messo a coltivare grano, una varietà antica e difficile da gestire come il Perciasacchi (anche qui niente scorciatoie) e dal quale produce una eccellentissima pasta, buonissima anche con un semplice filo d'olio extravergine. Nel dopo De Bartoli c'è De Bartoli. Per fortuna. Ma tutto questo non mi impedisce di sentire qualche brivido mentre osservo la foto, la bella foto di Gaia Anderson, di Marco De Bartoli mentre bacia il nipotino Marco, figlio di Renato. Ma questa è solo una mia – personalissima – sensazione.