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Vino della settimana

Vino della settimana: Doc Malvasia delle Lipari passito 2011 di Caravaglio

15 Marzo 2014
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DOC Passito di Malvasia delle Lipari e Corinto Nero.

Salina, una delle perle delle Eolie, anzi l’isola dell’arcipelago che forse è più bella per la sua terra che per il suo mare. Un paesaggio vulcanico dominato da due vette coniche, ricco di boschi, di agricoltura di pregio, di intensa e dura opera dell’uomo per terrazzare i terreni. E in questo paradiso terrestre immortalato dalle immagini del film “Il Postino” cresce un’uva che lo caratterizza e da cui si ricava il vino tipico che prende il suo nome: Malvasia delle Lipari dove il nome dell’arcipelago è obbligatorio per distinguere sia l’uva che il vino dalle altre almeno dieci Malvasie che sono sparse per il mondo.
 
Malvasia delle Lipari è diventato DOC nel 1973 e comprende anche la tipologia Passito che può dirsi anche Dolce Naturale, che poi è quella universalmente conosciuta ed apprezzata, fatta dall’omonimo vitigno e dal Corinto Nero dal 5 all’8% con uve appassite in modo naturale per la concentrazione degli zuccheri. Il Corinto Nero negli anni 70 era stato aggiunto per dare un colore più intenso, più dorato con sfumature ambrate. Forse oggi se ne potrebbe fare a meno, ma ancora il disciplinare lo prevede.


Malvasia

In questo contesto Nino Caravaglio, un agronomo proveniente da una famiglia di agricoltori eoliani, nel 1992 decide di concentrare la sua vita professionale nel vino e nei capperi, altra specialità isolana. Riconverte in parte i vitigni da rossi a Malvasia, acquista altri terreni e ne affitta ulteriori arrivando così oggi a 18 ettari di vigneti di cui 12 di proprietà, 5 in affitto più altri da cui acquista le uve seguendone completamente lo sviluppo. Vigneti che insistono in tutti e tre i comuni isolani, che partono da Lingua sul mare per arrivare a Valdichiesa ai 400 metri con centro aziendale in contrada Gramignazzi di Malfa. A questi si aggiungono ulteriori 2 ettari nell’isola di Lipari. Oltre alla Malvasia, 5 ettari di Corinto Nero, franco di piede perchè non colpito dalla fillossera, che è anche vinificato in purezza nel rosso Nero du Munti.
 
Da 3 anni anche una Malvasia secca ottenuta con una lieve macerazione sulle bucce delle uve ben mature per dare un vino bianco più complesso e strutturato dal nome Salina Bianco che affianca il Salina Rosso di Corinto ed altri. In totale circa 55.000 bottiglie per la maggior parte vendute in Italia anche se c’è una tendenza all’aumento verso l’estero. Nino si occupa di tutto, fa l’agricoltore, l’enologo, il direttore commerciale, l’addetto alla comunicazione, ma a forza di fare ogni cosa, anche il presidente del Consorzio di Tutela, non si è curato ancora di avere un sito web.
 
Fin dall’inizio la conduzione dei vigneti, tutti a spalliera potata a Guyot, è biologica dove l’unico trattamento, quando serve, è lo zolfo ramato e la concimazione con letame e sovescio di leguminose. I vigneti non sono accorpati ma sparsi in quote e giaciture diverse per cui la maturazione e la vendemmia sono differenziati nel tempo. Quelli migliori della Malvasia sono su falesie esposte ad ovest, battute dai venti freschi e calde del sole del pomeriggio.


appassimento sui graticci

Queste uve sono vendemmiate da metà settembre ben mature e già ricche di zuccheri. I grappoli ripuliti degli acini non ottimali sono poi messi nei graticci, detti cannizzi perchè fatti di canne intrecciate, e posti ad appassire al sole, mentre per la notte vanno al chiuso, al riparo dall’umido notturno. L’appassimento avviene lentamente e dura circa un mese. Quando il contenuto di zuccheri supera il 33% si va in cantina dove dopo il diraspamento e la pressatura il mosto fiore, inoculato da pochi lieviti selezionati che fungono da starter, fermenta ed affina in acciaio per almeno un anno. Dopo una decantazione a freddo e la filtrazione il vino riposa in bottiglia per circa 5 mesi.

Degustiamo l’annata 2011 che nel piccolo calice ha un invitante colore giallo dorato brillante. Al naso fiori, erbe, macchia mediterranea, mandorle tostate, miele, albicocche, agrumi, accompagnati da note balsamiche e minerali. Aromi intensi, freschi, accattivanti. Al palato un equilibrio di assoluta eccellenza, è dolce al punto giusto, senza strafare, per giunta compensato da una freschezza notevole, da una sapida mineralità, da un corpo denso nonostante i soli 14°. Al retrogusto, lunghissimo, sentori quasi botridizzati, da Sauternes, ma di quelli buoni da Premiers Crus.  Un grande vino.

Accompagniamolo a dolci di mandorla, a biscotti di pasta frolla, ad una cheesecake ma specialmente ai formaggi più stagionati, anche erborinati. Sono 15.000 bottiglie da ½ litro che in enoteca vanno a 25 euro.

Az. Agr.
Caravaglio Antonino

Via Nazionale 33 
98050  Malfa
Isola di Salina (Me) 
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di Gianni Paternò

Rubrica a cura di  Salvo Giusino