Fabrizio Nardoni, Jill Abramson
L’assessore all’Agricoltura della regione Puglia Fabrizio Nardoni proprio non ci sta a sentirsi dire che l’olio extravergine d’oliva italiano non è di buona qualità.
Per questo ha invitato Jill Abramson, direttrice del New York Times, il giornale che nei giorni scorsi ha pubblicato una serie di vignette che hanno screditato l’olio extravergine di oliva made in Italy, a recarsi in Puglia “per constatare con mano qualità, valore ed esperienza di un sistema economico-produttivo che non può conoscere l’oltraggio di una informazione parziale e lontana dalla grande attenzione alla qualità e alla salubrità che viene dai nostri produttori”.
Secondo Nardoni, la Abramson è la persona giusta per ristabilire la verità sulla qualità dell’olio extra vergine d’oliva prodotto in Puglia che, di fatto, rappresenta ben il 40 per cento di tutta la produzione nazionale. “Ho approfittato della mia presenza a New York nei giorni scorsi – ci ha detto – per esprimere il mio totale dissenso nei confronti delle affermazioni del giornale americano. Jill Abramson, se accetterà il nostro invito, dovrà parlare con le centinaia di piccoli e grandi produttori che ogni giorno denunciano e intercettano traffici illeciti ai loro danni, così come testimoniano i grandi sequestri operati nei porti italiani da parte delle forze dell’ordine e relativi al prodotto adulterato. Speriamo che la direttrice accolga il nostro invito – ha ribadito l’assessore pugliese – ma qualora rispedisse al mittente la nostra richiesta noi non ci fermeremo fino a quando la verità sulla qualità di uno dei nostri comparti di punta sarà ristabilita”. E ribadisce la necessità di rafforzare i controlli affinché i prodotti del brand Italia e del brand Puglia, entrambi molto richiesti e quindi molto imitati perché considerati un passaporto per il successo dal punto di vista economico, siano tutelati, difesi e valorizzati.
“Il nostro olio – ha concluso Nardoni – è apprezzato e venduto il tutto il mondo e la maggior parte del nostro fatturato deriva proprio dalle vendite all’estero, non possiamo accettare che un prodotto sul quale abbiamo lavorato tanto e bene, venga danneggiato in questo modo”.
Clara Minissale