Nero d’Avola, chiaramente.
Era il 1969 quando a Canicattì nasceva una Cooperativa di produttori agricoli. Si chiamava Viticoltori Associati e si occupava della produzione e commercializzazione di quanto prodotto da circa 800 soci. Trattava anche le uve e faceva il vino che era venduto sfuso. Siamo nella fascia che va da Agrigento fino al Nisseno, con baricentro Canicattì. Una zona a forte attitudine viticola sia per l’uva da tavola che per quella da vino, specialmente per il Nero d’Avola, anzi è proprio una zona che campanilisticamente si scontra col quella del raguso-siracusano sulla maggiore vocazione a tale vitigno, il più specifico dell’Isola, e di cui potete leggere QUI.
I dirigenti della Cooperativa, intuendo che il vino sfuso non aveva più presente, figuriamoci un futuro, decisero di affrontare una totale restaurazione dell’azienda. Siamo all’inizio del 2000 e si rifà la cantina, modernizzandola, si convincono i soci a reimpiantare i vigneti in maniera più razionale e magari passando dall’uva da tavola alle più pregiate e adatte varietà da vino, si abbandona l’altra frutta e si ci dedica solo al vino che deve essere di qualità e veramente espressione di un territorio fatto di gessi, di calcare, di argille e anche di zolfo. Si crea una squadra di tecnici e di consulenti che iniziano la loro opera dal vigneto fino ad arrivare alla commercializzazione.
Il mercato però ha ancora pregiudizi nei riguardo delle cooperative, identificandole erroneamente con prodotti di scarso pregio, economici ma poco allettanti. Così il presidente Giovanni Greco e gli altri dirigenti dall’inizio del 2013 prendono l’astuta decisione di cambiare l’immagine e il nome che diventa CVA Canicattì. Cambiano le etichette, ma rimane la stessa sostanza imprenditoriale, lo stesso sforzo di ottenere vini di qualità che abbiano la caratteristica di essere sani, fatti bene, piacevoli, di non eccessivo costo e che diano sostentamento ai produttori. Attenzione all’ambiente con un’autosufficienza di energia elettrica da fotovoltaico e programmi in corso di realizzazione per migliorare e incrementare l’accoglienza.
Quest’anno sono stati conferiti 60.000 quintali di uve e si spera di mantenere le 900.000 bottiglie commercializzate su tutti i canali, sull’estero che incide per il 50% e nei 15 punti vendita aziendali sparsi per la Sicilia. Tre fasce di prodotti e questa volta ci occupiamo di Aquilae Nero d’Avola nel millesimo 2011 ora in commercio, vino che appartiene alla linea media.
Ce lo racconta l’enologo Angelo Molito, che si avvale anche della consulenza di Tonino Guzzo. I vigneti da cui provengono le uve possibilmente sono ogni anno gli stessi, ma con qualche variazione dovuta alla selezione agronomica annuale. Vigneti di 10-15 anni in altitudine compresa tra i 250 e i 400 metri monitorati per una tracciabilità rigorosa. Rese medie, sui 90 q/ha e uve raccolte mature e ricche di struttura fenolica. Dopo la diraspatura una macerazione di 7 giorni, fermentazione con lieviti selezionati, ma si stanno sperimentando anche lieviti spontanei da utilizzare in un futuro molto prossimo. Per una migliore cessione di antociani e di tannini morbidi il cappello è periodicamente bagnato per innaffiamento. Quindi la fermentazione malolattica a cui segue una lunga sosta in recipienti in cemento e in acciaio per oltre 6 mesi, con travasi ogni 2 che illimpidiscono il vino trattato con percentuali di solfiti molto bassi. Poi circa 4 mesi in barriques usate e con una leggera filtrazione va in bottiglia per ulteriori 3 mesi. 14 gradi di alcol.
Nel calice un colore rosso rubino molto brillante. Al naso inizia tanto fruttato e con l’ossigenazione si trasforma in complesso con evidenza dei sentori terziari. Si passa dalla prugna, dalla ciliegia fresca a quella sotto spirito, c’è ricchezza di tabacco, pepe nero, nocciole tostate, di conifere, un pò di cuoio e un tocco di vegetale. Pulito, fragrante ed intenso. Al palato arriva fresco con un corpo lieve che va crescendo, tannini molto suadenti e una bocca ricca di frutto, abbastanza lungo e molto piacevole. Vino non impegnativo ma ineccepibile per franchezza ed equilibrio, ha già raggiunto la sua maturità ma nulla vieta che posa affrontare ancora qualche anno. Da bere tutti i giorni con grande soddisfazione, da non farsi sfuggire anche per il prezzo: 6 euro in enoteca.
Gli abbinamenti vanno da zuppe di legumi e primi conditi in rosso, a carni alla griglia e formaggi non particolarmente stagionati.
CVA Canicattì |
Recensioni Rubrica a cura di Salvo Giusino |